L’editoriale tratta del valore ideale che il «culto» patriottico della romanità e di «Roma capitale» del nuovo Regno d’Italia ha svolto nelle tumultuose vicende del Risorgimento. La «presa di Roma» del 20 settembre 1870, per motivi politici, sotto il governo anticlericale di Crispi divenne «festa civile». Essa, sotto il fascismo, fu prima sospesa e poi sostituita con quella dell’11 febbraio, data della firma dei Patti lateranensi del 1929, che sancivano la pace religiosa tra le due Italie, quella «reale» e quella «legale» e politica. Oggi in Italia queste due «feste civili» sono state abolite. Così si è voluto riaffermare il carattere laico dello Stato e dare un colpo di spugna alle passate divisioni, nella consapevolezza che ormai dividere la società tra «laici» e «cattolici» sarebbe soltanto riproporre la logora logica delle passate contrapposizioni.
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UNITÀ D’ITALIA E LAICITÀ DELLO STATO
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