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Dopo lo sgomento causato dal massacro di Nassiriya, nella coscienza di molti cittadini si è fatto strada un senso di orgoglio nazionale. Da quel drammatico 12 novembre la parola «patria» sembra sia stata «sdoganata».
Alla luce di questa nuova sensibilità ci chiediamo: è possibile fotografare l’Italia come «patria» attraverso le parole di scrittori dei nostri giorni? I testi raccolti nell’antologia Patrie impure intendono rispondere a questa domanda.
L’articolo però lamenta che in quelle pagine l’Italia intesa come «corpo vivo e concreto» sparisca a favore di un’«italietta» sfaldata. Ci sarebbe bisogno invece di toccare la realtà italiana con mano, cercandone anche le vene pulsanti e non solo le irritazioni purulente. Patrie impure, sebbene raccolga anche testi di valore e sia frutto di un progetto coraggioso, lascia questo bisogno insoddisfatto.