Può esistere negli atei e negli agnostici una «spiritualità» o una sensibilità «religiosa»? L’editoriale ne ammette la possibilità in quegli atei che identificano l’assoluto con un ideale terreno, ma sentono la limitatezza della ragione e conservano il senso del mistero. Nega quella possibilità per gli atei pregiudizialmente e problematicamente trincerati nell’ateismo categoriale. L’ateo che vive dolorosamente e senza ostentazione l’assenza o il silenzio di Dio sperimenta un’angoscia che, a modo suo, è prossima alla «notte oscura» dei mistici e, perciò stesso, lo sappia o no, vive una sua spiritualità, una sensibilità che ha del «religioso», assuma o no nella vita pratica un proprio terreno.
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LA SENSIBILITÀ RELIGIOSA DEGLI ATEI
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