La destinazione (Italia, 2003). Regista: PIERO SANNA. Interpreti principali: R. Magnani, E. Balia, R. Ballore, S. Brotzu, L. Careddu.
Esordire nel cinema a sessant’anni non è facile. Il neo-regista Piero Sanna, sardo di Benetutti (Sassari), è brigadiere dei Carabinieri. «Non ho mai perso un giorno di servizio», dice con una punta di orgoglio. Le ossa, come cineasta, se le è fatte frequentando la scuola Ipotesi Cinema di Ermanno Olmi, che ha già sfornato una buona manciata di nuovi talenti (Brenta, Campiotti, Archibugi, Zaccaro, Piccioni, Tavarelli, Rondali e altri). Il film realizzato in parte a Roma (nella caserma-scuola dei Carabinieri) e in parte nella zona più impervia della Sardegna, la Barbagia, si è valso sia della collaborazione della gente del posto (non facile da ottenere in quanto i barbaricini, noti per la loro ospitalità, possono diventare a volte diffidenti e perfino ostili), sia di quella dell’Arma dei Carabinieri, la cui partecipazione non implica tuttavia, da parte del regista, atteggiamenti celebrativi o propositi edificanti.
Nella caserma dove si addestrano i futuri Carabinieri si incontrano due giovani. Uno, Emilio, proviene dalla Romagna, l’altro, Costantino, dalla Sardegna. Tra i due nasce una solida amicizia, ma, al termine dei corsi preparatori, i due ricevono destinazioni diverse. Emilio viene mandato in un paese della Barbagia. Il viaggio non è né breve, né agevole. Nel passare da un mezzo di trasporto a un altro, tra contrattempi e lunghe attese, Emilio ha modo di rendersi conto che la Sardegna non è quel luogo idilliaco che aveva potuto immaginare vedendo i cartelloni delle agenzie turistiche o ascoltando i racconti dell’amico Costantino. Il paese di destinazione è Coloras, luogo immaginario nel quale sono riassunte le caratteristiche di altri paesi, che nel film si intravedono, ma non sono nominati, come Orgosolo, Mamoiada, Benetutti… Emilio viene assegnato alla squadriglia che ha compiti di ricognizione a scopo preventivo, soprattutto nei confronti del reato di abigeato, molto diffuso nella zona.
La Barbagia presenta un paesaggio naturale e umano affascinante, ma non privo di asprezze. È un mondo a parte, ancorato a valori e riti arcaici, a consuetudini inveterate, non ancora scalfite dall’insidia della modernità. Accanto ai pregi, radicati nei valori originari (famiglia, lavoro, lealtà, rapporto con la natura…), ci sono vizi atavici che inficiano l’armonia della vita sociale e inducono a comportamenti che, nella loro durezza, possono raggiungere livelli di esasperata crudeltà. Emilio si rende conto dell’affiorare di queste con-traddizioni in seguito all’assassinio di un uomo, compiuto da due delinquenti durante un tentativo di furto di bestiame. Un pastore è stato ucciso nottetempo nel suo ovile sotto gli occhi del figlioletto, Efisio, il quale, non visto, ha riconosciuto uno dei due assassini, Francesco Cortes. Il bambino non dice nulla a nessuno, ma i sospetti dei Carabinieri che indagano sul delitto si orientano verso l’uomo da lui riconosciuto.
La madre di Efisio riesce a carpigli il terribile segreto. Nel frattempo i Carabinieri, guidati dal maresciallo Ledda, si sono messi sulle tracce di Cortes, che si rende irreperibile rifugiandosi in una grotta sui monti, dove vive di espedienti e rapine. Emilio, nel frattempo, ha fatto conoscenza con Giacomina, una ragazza del paese, con la quale, dopo non poche difficoltà dovute alla diffidenza degli abitanti del posto verso i forestieri, riesce a istaurare una relazione. Sono costretti a vedersi di nascosto, lontani da occhi indiscreti. Nonostante le difficoltà che incontrano, i due trascorrono insieme momenti di felicità. Anche sul piano professionale Emilio comincia ad avere le prime soddisfazioni. Ha una parte decisiva nella cattura di Cortes. Il maresciallo Ledda convince la madre di Efisio a confidare quello che sa alla magistratura. La donna, nonostante le minacce che riceve e l’isolamento nel quale si viene a trovare, è determinata a rompere il muro dell’omertà per far condannare gli assassini del marito. Anche Efisio collabora. Ma la sua testimonianza in tribunale non è creduta dai giudici.
Cortes e il suo complice sono assolti. Emilio vede il suo lavoro vanificato e cade in uno stato di depressione, tanto più che anche con Giacomina la situazione è divenuta insostenibile. I due, infatti, avendo abbandonato le precauzioni precedentemente adottate subiscono un’aggressione da parte di alcuni balordi. A questo punto, anche la famiglia della ragazza scoraggia il loro rapporto. Come se ciò non bastasse, Efisio e i suoi familiari subiscono una sorta di ostracismo da parte dell’intera comunità perché si sono «esposti» contro un paesano. Il giorno del Venerdì Santo la madre di Efisio assiste con crescente inquietudine al rito della deposizione di Gesù dalla croce (s’iscravamentu). Le toccanti parole del sacerdote che commenta la celebrazione suonano ai suoi orecchi come terribile premonizione. Corre a casa e scopre che Efisio si è impiccato nella stalla. In seguito al tragico epilogo, Emilio lascia Coloras per una nuova destinazione.
Allo spettatore del film resta l’amaro in bocca. La pellicola, sincera e coraggiosa, offre spunti di riflessione su una società arcaica che, per poter conservare ciò che di buono ha ricevuto dal passato, deve ancora lottare contro se stessa per far sì che il sacrificio di tanti innocenti (evocato nel film dalla morte di Efisio paragonata a quella di Gesù) non resti un’invocazione priva di risposta.