Ha ancora senso nella condizione postmoderna parlare di «desiderio di vedere Dio», quando il nostro linguaggio è, a detta di molti, spezzato, infranto, capace di esprimere soltanto «qualche storta sillaba e secca come un ramo», secondo le parole di Montale? Il desiderio di Dio sembra diluirsi in una molteplicità di bisogni di sacro, di intimità, di sicurezza e altro ancora. Quale contributo la spiritualità di sant’Ignazio di Loyola può offrire, in tempi di frantumazione, all’intelligenza del desiderio di Dio impresso nel cuore dell’uomo? L’articolo intende mostrare come negli Esercizi spirituali il desiderio non sia il gioco dell’effimero, ma faccia appello a un soggetto capace di mettere ordine nella frammentarietà dei propri vissuti attraverso un attento discernimento. In questa condizione allora il desiderio di Dio diviene una sapienza fatta di esercizio e di passione.
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DESIDERIO DI DIO E DISCERNIMENTO: IL CONTRIBUTO DELLA SPIRITUALITÀ IGNAZIANA
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