
Da qualche anno ha preso piede il termine hikikomori per designare quei giovani che si ritirano nella propria stanza, lontano dal mondo esterno. Questo è uno dei fenomeni che incide anche sull’abbandono scolastico: le cause possono essere le più disparate, ma il mondo o la scuola vengono esperiti come un ostacolo alla propria vita e libertà.
Con un tocco di fiaba e magia Mizuki Tsujimura parla di questo nel suo Il castello invisibile (De Agostini, 2023) – presente anche in formato manga, in 5 volumi (Dynit Manga), e in un lungometraggio del regista Keiichi Hara –, facendo incontrare sette ragazzi coetanei in un castello magico a cui si accede dallo specchio delle proprie camere. Se non fossero a casa, da scuola non potrebbero raggiungerlo, né vi si possono fermare dopo le cinque del pomeriggio.
La protagonista è Kokoro, una ragazzina che ha smesso di andare a scuola a causa delle ostilità di un gruppo di compagne di classe. Come lei, ciascun ragazzo ha una ferita che lo induce a tenersi lontano dalla scuola, ma la difficoltà ad aprirsi ci fa scoprire solo alla fine questi motivi. Infatti, il castello è un’isola felice dove rifugiarsi, ma dove si sta anche molto sulla difensiva, volendo provare a raggiungere una stanza segreta per esaudire un desiderio. Le cose si rendono più dinamiche grazie ad Aki: grazie a lei, infatti, si scopre che essi frequentano la stessa scuola; grazie a lei, Kokoro prende fiducia e inizia ad aprirsi; grazie a lei, si arriva a un epilogo felice.
I segreti dietro il castello vengono svelati solo al termine della vicenda, dando quel tocco di fiaba dei fratelli Grimm. E come una fiaba, questo racconto ha diversi insegnamenti: aiuta a riflettere su come raggiungere gli studenti che per diversi motivi lasciano la scuola, senza dare risposte generiche o superficiali; aiuta a capire come possa esserci sempre una possibilità di rimettersi in piedi nella vita; fa capire che il desiderio di scappare non sempre è solo una fuga, ma una possibilità per rilanciare la propria esistenza. Infine, riprendendo la vicenda di Aki, ci insegna che l’esperienza di essere salvati da qualcuno non solo può essere determinante nella nostra vita, ma ci spinge a voler salvare a nostra volta, soprattutto chi ha vissuto le nostre esperienze.
Con questo misto di realtà e fiaba, Il castello invisibile risulta un ottimo libro per chi frequenta la scuola, sia da dietro il banco, sia da dietro la cattedra.