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Il secondo volume della collana L’unità dei cristiani. Storia di un desiderio. XIX-XXI secolo, curata da Luca Ferracci e promossa dalla Fondazione per le scienze religiose (Fscire), si distingue come un contributo di assoluto rilievo nel panorama degli studi ecumenici. Intitolato Cammini di comunione, il volume affronta una fase cruciale del percorso ecumenico cristiano: quella che va dalla nascita del Consiglio ecumenico delle Chiese nel 1948 fino alla fine della «guerra fredda», includendo momenti fondativi come il Concilio Vaticano II e i principali dialoghi teologici bilaterali e multilaterali del secondo Novecento.
L’approccio adottato si discosta consapevolmente da una cronaca lineare degli eventi. La prospettiva scelta è quella di una storia del desiderio di unità tra i cristiani, inteso come forza teologica, spirituale e culturale che ha attraversato secoli e generazioni. Il volume si articola in due sezioni principali: «Le idee. In preparazione dell’imprevisto» e «Tempus visitationis. La primavera dell’ecumenismo».
La prima parte esplora le radici spirituali e intellettuali dell’ecumenismo, soffermandosi su figure come Paul Couturier, Dietrich Bonhoeffer, Karl Barth e su iniziative pionieristiche come le Giornate ecumeniche di Chevetogne o la Conferenza di Tambaram (1938). Ne emerge un quadro dinamico, in cui l’ecumenismo si configura come risposta teologica e antropologica alle fratture della modernità.
La seconda parte del volume si concentra sul consolidamento istituzionale del movimento ecumenico: la creazione del WCC (Consiglio Ecumenico delle Chiese), i gesti profetici di san Giovanni XXIII e Athenagoras, l’istituzione del Segretariato per l’unità dei cristiani, l’interazione tra Chiese nel contesto della «guerra fredda». Di particolare rilievo è l’attenzione riservata a esperienze ecclesiali «di frontiera», come Taizé, Bose, Chevetogne, che hanno incarnato forme originali di comunione e dialogo, spesso anticipando i tempi delle istituzioni ufficiali.
Il Curatore, con competenza metodologica e sensibilità teologica, non nasconde le ambivalenze del processo ecumenico. Il passaggio dalla fase profetica a quella istituzionale ha comportato anche rischi di burocratizzazione, appiattimento e perdita di tensione escatologica. Il volume segnala, in particolare a partire dagli anni Ottanta, una fase di rallentamento: i documenti frutto dei dialoghi – come il BEM (Battesimo Eucaristia Ministero) o le dichiarazioni dell’ARCIC (Commissione internazionale anglicano-cattolica) – faticano a essere recepiti, e nuove questioni etiche e culturali – sull’identità sessuale, l’ordinazione delle donne, l’autorità magisteriale – accentuano le divisioni, più ancora delle tradizionali divergenze dottrinali. Si registra inoltre un ritorno a posizioni confessionali rigide, spesso sostenute da movimenti fondamentalisti e identitari.
Questa lettura si accompagna a una lucida proposta ermeneutica: l’unità dei cristiani non è un traguardo amministrativo né un progetto strategico, ma un cammino spirituale, segnato da conversioni reciproche, da pazienza storica e da vigilanza teologica. Il desiderio di unità va compreso come realtà viva, che attraversa e a volte sopravvive agli apparati ecclesiastici. È questo desiderio, più che le strutture, a rappresentare la vera forza del movimento ecumenico.
Il valore del volume risiede anche nella sua impostazione scientifica: multidisciplinare, interconfessionale, fondata su fonti documentarie e interpretazioni di lungo periodo. Gli AA. dei contributi provengono da diversi ambiti teologici e storici, rappresentando la varietà delle confessioni cristiane. L’opera si presenta dunque come un tassello imprescindibile non solo per comprendere il passato dell’ecumenismo, ma anche per riflettere sulle sue prospettive future.
In un contesto contemporaneo segnato da nuove polarizzazioni, dal riemergere di barriere confessionali e dall’avanzare della secolarizzazione, Cammini di comunione ricorda che l’unità è ancora un desiderio attuale, benché fragile. La forza della proposta editoriale di Ferracci risiede proprio nel mostrare come questo desiderio, se custodito con consapevolezza critica e apertura spirituale, possa ancora rappresentare una risorsa profetica per il cristianesimo del XXI secolo.
In conclusione, si tratta di un volume di grande valore storiografico e teologico, destinato a costituire un punto di riferimento stabile per chi studia il fenomeno ecumenico e, più in generale, per chi si interroga sulla possibilità della comunione tra le Chiese cristiane in un tempo di crisi e trasformazione. Una lettura indispensabile per studiosi, pastori, credenti e per tutti coloro che, con intelligenza e speranza, rifiutano di rassegnarsi alla frammentazione della fede cristiana.