Benedetto XVI, il primo Papa in epoca moderna a rinunciare al pontificato (prima di lui era stato, seicento anni prima, Gregorio XII nel 1415, e prima ancora Celestino V, nel 1294), non si è mai pentito «neppure per un solo minuto» di quella decisione arrivata per molti come «un fulmine a ciel sereno», per usare le parole dell’allora cardinale decano Angelo Sodano, l’11 febbraio del 2013. Al suo amico giornalista Peter Seewald, Ratzinger successivamente confidò: «Vedo ogni giorno che era la cosa giusta da fare», «era una cosa su cui avevo riflettuto a lungo e di cui avevo anche a lungo parlato con il Signore». Per questo, al momento dell’annuncio, «ho sottolineato che agivo liberamente; non si può andare via se si tratta di una fuga. Non bisogna cedere alle pressioni. Si può andare via solo se nessuno lo pretende, e nessuno nel mio caso lo ha preteso. Nessuno. Fu una assoluta sorpresa per tutti». […]

Sulla stessa scia lo storico portavoce di Benedetto, padre Federico Lombardi, secondo il quale la rinuncia al pontificato da parte di Benedetto XVI è stata «una scelta che ha segnato e continuerà a segnare le prossime epoche della Chiesa». «È un’apertura di una strada, diciamo di una possibilità, che, come diceva bene Benedetto, proprio nella sua motivazione alla rinuncia, è connessa anche ai tempi che noi stiamo vivendo». Per il gesuita tutto questo è stato visto da Ratzinger «con grande lucidità e con grande umiltà, proprio per dare la possibilità di una guida, che lui ha definito di rinnovato vigore, alla Chiesa. Cosa che effettivamente è avvenuta».

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