La preghiera del Padre nostro è tornata sui media per la supplica resa abitualmente in italiano «non ci indurre in tentazione», trasformata nella traduzione approvata nel 2008 dalla Conferenza episcopale italiana (ma per il momento non entrata nell’uso liturgico) in «non abbandonarci alla tentazione». Nello stesso senso si sono orientati i vescovi francesi, come ha ricordato di recente il Papa, mentre favorevole alla versione più consueta e diffusa è rimasto l’episcopato tedesco, soprattutto per ragioni ecumeniche.
Della questione tratta nel prossimo numero della Civiltà Cattolica il biblista gesuita Pietro Bovati…
Leggi tutto sul sito de L’Osservatore Romano