Il terzo Natale consecutivo in tempo di guerra; una guerra che, «invece di finire, va allargandosi sempre più, soprattutto esplodendo e incentrandosi nella Terra d’Israele. Proprio questa è la Terra santa dove è nato Gesù, dove è vissuto, dove ha annunciato il Vangelo, dove ha speso la vita, dove è stato crocifisso ed è risorto per salvare l’umanità». In questa drammatica situazione «celebriamo il Natale del Signore: Gesù nasce ancora una volta nella nostra storia e nella nostra vita. Che cosa vuol dire per noi il fatto che egli nasca e venga deposto in una mangiatoia, che si faccia bambino inerme?». Questo l’interrogativo posto nell’editoriale che apre il n. 4.187 de La Civiltà Cattolica, in uscita sabato 7 dicembre ma come di consueto anticipato al Sir.

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