Qualche anno fa, nel 2017, un articolo della Civiltà cattolica, a firma dell’allora direttore p. Antonio Spadaro e del teologo protestante direttore dell’edizione argentina de L’Osservatore romano, Marcelo Figueroa, denunciava l’indebita commistione tra messaggio religioso e propaganda politica negli Stati Uniti e l’«ecumenismo dell’odio» che ne era risultato. All’epoca tutto questo sembrava una cosa molto «americana» e piuttosto difficile da comprendere pienamente per l’idea europea di laicità.
Ma secondo il patriarca ecumenico Bartolomeo I, leader onorifico dell’ortodossia mondiale, le «guerre culturali» (culture war) che avevano prodotto questa degenerazione sono sbarcate in una certa forma in Europa.
Bartolomeo alla KEK
Lo ha detto nel suo intervento all’Assemblea della Conferenza delle Chiese europee (KEK) che si è tenuta in giugno a Tallinn, in Estonia, sul tema «Sotto la benedizione di Dio – Dare forma al futuro».
Bartolomeo ha messo in guardia dal «nuovo ecumenismo», «un’unità delle Chiese cristiane attorno a quelli che sono etichettati come “valori tradizionali”», che «è addirittura arrivato al punto di consacrare il presidente della Federazione russa Vladimir Putin come suo campione politico, e il patriarca Cirillo della Chiesa ortodossa russa come suo leader spirituale».[…]