Arriva dall’Argentina una delle novità più importanti del pontificato di Francesco. Ed essendo un’operazione di verità su una delle pagine più tragiche della storia del Novecento non poteva che avere ramificazioni e deviazioni politiche che rischiano di farci distrarre, perdendo di vista la grande novità emersa.
“La verità vi renderà liberi”. È questo il titolo dell’opera in tre volumi, due dei quali già pubblicati e superiori alle mille pagine ciascuno, con cui la Conferenza Episcopale Argentina, che ne ha affidato la realizzazione a un gruppo di studiosi religiosi e laici, dà conto della storia Argentina e dei proprio comportamenti prima e durante la dittatura, di alcune complicità, di una diffusa inadeguatezza, ma anche del comportamento opposto, a volte eroico, di molti ecclesiastici negli anni feroci e terribili della dittatura, della giunta Videla. Nell’introduzione i vescovi parlano chiaramente delle scuse che devono per le manchevolezze innegabili di quelli anni, che videro tanti silenzi e circa 30mila desaparecidos, il furto dei figli alle madri di cultura o militanza marxista e molto altro. Tutto questo ora viene raccontato con trasparenza e fonti grazie all’apertura con decenni di anticipo di tutti gli archivi episcopali e vaticani, inclusi quelli della Segreteria di Stato Vaticana. Questa deroga fu decisa da papa Francesco proprio per la necessità di far emergere la verità. […]
Ciò che emerge è che Bergoglio chiese ai due gesuiti di lasciare un’opera pastorale in una borgata per la presenza di guerriglieri. Le parole precise, e sofferte, del papa, sono state pubblicate integralmente da La Civiltà Cattolica. E hanno fatto emergere che per questa storia, basata sul terribile dolore di due religiosi e del loro ex superiore, in anni recenti è stata costruita una speculazione politica che doveva portare all’arresto di Bergoglio poco prima che divenisse papa. […]