Non c’è giorno che la cronaca non registri un palestinese vittima delle forze di sicurezza israeliane. Ma questo accade anche tra gli ebrei, uccisi in attentati, nel più classico degli obiettivi: alle fermate degli autobus o con speronamenti tra automobili. L’ultimo fatto di sangue si è verificato a Gerusalemme lo scorso 23 novembre. Una scia di morti che prosegue, ormai, da oltre cent’anni e, che non lascia presagire nulla di buono per il futuro. Dall’inizio dell’anno, i palestinesi uccisi dalle forze di sicurezza israeliane sono 216.

«Un accordo con i palestinesi, basato su “Due stati per due popoli”, è la cosa giusta per la sicurezza di Israele, per la sua economia e per il futuro dei nostri figli». La condizione, dopo aver detto che la maggior parte degli israeliani, lui compreso, è a favore di questa soluzione, è solo una: «il futuro Stato palestinese dovrà essere pacifico, un luogo che non diventi una base dalla quale si possa minacciare il benessere e la stessa esistenza di Israele. E che Israele abbia la capacità di proteggere la sicurezza di tutti i suoi cittadini in ogni momento». Così si è espresso l’attuale primo ministro israeliano, Yair Lapid, nel corso dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite dello scorso mese di settembre, sollecitando tutti i paesi musulmani, dall’Indonesia all’Arabia Saudita, a riconoscere e rappacificarsi con Israele. […]

“Due stati per due popoli” o “un’unica nazione” dove tra ebrei e palestinesi vi sia uguaglianza di diritti? È questa la domanda che si pone, in un recente articolo pubblicato su Civiltà Cattolica, p. David Neuhaus, gesuita di origine ebrea nato a Johannesburg e battezzato nella Chiesa cattolica a Gerusalemme all’età di 25 anni.  «Poiché l’eventualità della ripartizione – in una realtà in cui Israele ha quasi annesso gran parte dei territori occupati durante la guerra del 1967 – sembra ogni giorno più dubbia, questo potrebbe essere il momento giusto per rafforzare la coscienza della necessità di una lotta per l’uguaglianza di israeliani e palestinesi, in qualunque quadro politico possa evolversi la situazione (due stati o uno)» scrive p. Neahaus. Dunque. A parere del padre gesuita, viene a cadere la risoluzione 181 dell’Onu, che divideva la Palestina in due stati: uno ebraico e l’altro arabo-palestinese. […]

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