In Argentina «alcuni del governo volevano “tagliarmi la testa”, hanno messo in questione tutto il mio modo di agire durante la dittatura». Papa Francesco lo afferma durate la conversazione riservata con i suoi confratelli gesuiti d’Ungheria a Budapest, avvenuta il 29 aprile e pubblicata oggi da La Civiltà Cattolica a firma del direttore padre Antonio Spadaro. Il Pontefice parla di vari problemi della Chiesa, stigmatizza l’«indietrismo» ecclesiastico, definendolo «malattia» dei nostalgici, e denuncia: contro l’attuazione del Concilio Vaticano II ci sono resistenze terribili.

Il Vescovo di Roma parla del caso dei padri Ferenc Yalics e Orlando Yorio, nel 1976 sequestrati e torturati dai militari argentini, e delle accuse contro di lui, allora padre provinciale della Compagnia di Gesù, di averli consegnati ai loro aguzzini. Accuse sempre smentite e poi decadute, cheJorge Mario Bergoglio definisce ora «una leggenda per colpirmi. I padri Ferenc Jalics e Orlando Yorio lavoravano in un quartiere popolare e lavoravano bene – racconta il Papa – Jalics è stato mio padre spirituale e confessore durante il primo e secondo anno di teologia. Nel quartiere dove lavorava c’era una cellula di guerriglia. Ma i due gesuiti non avevano niente a che fare con loro: erano pastori, non politici. Ma sono stati fatti prigionieri da innocenti. Non hanno trovato niente per accusarli, ma loro hanno dovuto fare nove mesi di carcere, subendo minacce e torture. Poi sono stati liberati, ma queste cose lasciano ferite profonde». Jalics è poi «venuto subito da me e abbiamo parlato. Io gli ho consigliato di andare da sua madre negli Stati Uniti». La situazione «era davvero troppo confusa e incerta. Poi si è sviluppata la leggenda che sarei stato io a consegnarli perché fossero imprigionati. Sappiate che un mese fa la Conferenza episcopale argentina ha pubblicato due volumi dei tre previsti con tutti i documenti relativi a quanto accaduto tra la Chiesa e i militari. Trovate tutto lì».[…]

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