La Chiesa è più di quel che sembra» non è solo il titolo della lunga intervista al cardinal Matteo Zuppi comparsa su uno degli ultimi numeri della «Civiltà Cattolica». È una forte e affettuosa ‘pacca sulle spalle’ ai preti, alle sorelle e ai laici che ci credono ancora, che danno l’anima per la causa del Vangelo, che non demordono dal loro impegno anche se la Chiesa italiana sta vivendo la sua stagione autunnale. Perché è l’Italia cattolica, ovviamente, che alimenta i pensieri e le preoccupazioni del Presidente della Cei.

Sono i preti che, soprattutto nelle diocesi del Nord e del Centro, si interrogano sul senso del loro ministero, dovendo dividersi la domenica tra più messe e parrocchie, comunque poco frequentate. È un associazionismo che (salvo poche eccezioni) non ha più il radicamento del passato, ancora resistente nel campo della carità, ma ormai assai esile sul versante della cultura, soprattutto sulla capacità di far emergere la rilevanza spirituale e culturale della proposta cristiana. Ancora, è una nazione che da tempo viaggia su un doppio piano inclinato, quello della pratica religiosa che da 20 anni a questa parte progressivamente regredisce (da ultimo anche a causa della pandemia); e quello parallelo di una denatalità che consegna al nostro Paese un triste primato mondiale.

Si può ancora ritenere «cattolica» (sembra dirci il cardinale tra le pieghe dell’intervista) una nazione che manifesta una così debole apertura ai valori della vita? […]

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