Lo confesso: avevo paura di vedere Silence. Perché sapevo che Martin Scorsese ha aspettato trent’anni prima di riuscire a realizzarlo, e l’ha considerato, sin dalla genesi del progetto, il suo film più personale, quello che avrebbe rivelato in maniera esplicita e irreversibile i suoi aneliti più profondi.
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Raccomando a chiunque andrà a vedere questo film di leggere la straordinaria intervista concessa ad Antonio Spadaro su La Civiltà Cattolica: è una delle primissime volte, e certamente la più ricca e profonda (l’intervista è lunga ben 22 pagine) in cui Scorsese limita al minimo il suo approccio da cinefilo, così come le spiegazioni entusiaste degli aspetti formali del cinema che ama e realizza, parlando invece delle motivazioni più profonde che lo hanno portato a esprimersi in maniera così diretta e necessaria (…).