«Poiché molti han posto mano a stendere un racconto degli avvenimenti successi tra di noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni fin da principio e divennero ministri della parola, così ho deciso anch’io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne per te un resoconto ordinato, illustre Teòfilo, perché ti possa rendere conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto». Tra i quattro Vangeli canonici quello di Luca è l’unico ad avere un vero e proprio proemio in perfetto stile ellenistico, nel quale l’autore si presenta in prima persona ed espone le sue intenzioni e il suo metodo di lavoro.
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Luca non è uno storico, ma un appassionato e colto storyteller, che fa tesoro dei racconti dei «testimoni oculari» della vicenda di Gesù; è un narratore entusiasta e l’evangelista più affascinato dallo Spirito Santo: almeno nei sinottici è quello che lo evoca più spesso. Un narratore di grande qualità, peraltro. La lingua di Luca, infatti, è considerata spesso molto migliore di quella a volte aramaizzante degli altri evangelisti e scrittori del Nuovo testamento. L’evangelista siriaco usa il greco della cosiddetta koinè, a conferma della sua costante preoccupazione di rendere il testo comprensibile sia a persone di cultura non giudaica che a quelle appartenenti alle fasce popolari; ma allo stesso tempo meglio accetto a un uditorio di buona cultura ellenistica. A questo abile scrittore dobbiamo tra l’altro il Magnificat, il Benedictus e il Nunc dimittis, che sono la colonna portante della preghiera comune della Chiesa.
Ma cosa sappiamo della persona di Luca? Era un medico di origine siriaca vissuto nel I secolo dopo Cristo e morì in tarda età, a 84 anni, in Beozia, a Tebe. Sappiamo che non ebbe né moglie né figli, e che fu molto vicino a san Paolo, anche nella sua prigionia: probabilmente l’unico rimasto vicino all’Apostolo quando tutti lo avevano lasciato. Una tradizione aggiunge che avrebbe coronato la sua testimonianza col martirio.
Meno drammatico e «apocalittico» degli altri, il terzo Vangelo si distingue poi per una particolare sottolineatura della vera umanità di Gesù. Forse è soprattutto per questo tratto, oltreché per la sua qualità letteraria, che Luca ha affascinato generazioni di studiosi, intellettuali e semplici lettori, anche non credenti. Così abbiamo voluto dedicargli il 23° volume della collana Accénti.
Abbiamo pensato, innanzi tutto, di inframezzare alla consueta selezione di nostri articoli di archivio, una serie di spunti spirituali. Si tratta delle meditazioni che p. Giancarlo Pani, scrittore emerito de La Civiltà Cattolica, ha pubblicato sulla nostra pagina Facebook ogni domenica, a commento del Vangelo lucano, testo guida del cosiddetto anno C della liturgia del Rito romano.
L’antologia dei nostri articoli si apre con Corrado Marucci che presenta alcune caratteristiche del Vangelo di Luca. Poi si alternano quattro contributi a firma di Giuseppe De Rosa e Roland Meynet. Nel primo, p. De Rosa analizza gli eventi che hanno preceduto e accompagnato la nascita di Gesù, così come sono raccontati nel Vangelo. P. Meynet affronta lo stesso racconto della nascita sotto una particolare angolatura, con riferimento a diversi testi dell’Antico e Nuovo testamento. Nel suo secondo contributo, p. De Rosa approfondisce il tema dell’infanzia di Gesù e p. Meynet quello della preghiera: il Vangelo di Luca comincia e finisce nel Tempio di Gerusalemme, il luogo per eccellenza della preghiera di Israele.
Segue un articolo di p. Pino Stancari che offre una lettura contemplativa e comparativa su tre figure di «città» nella Bibbia, concentrandosi su un episodio del Vangelo di Luca: l’incontro di Gesù con la vedova di Nain. Il lettore troverà, a seguire, due saggi di p. Marc Rastoin: il primo, sulle scelte compiute da Luca per raccontare la Passione di Gesù; il secondo, sul ruolo-chiave che il medico scrittore assegna a Maria Maddalena nella narrazione della Risurrezione.
Infine, ci occupiamo degli Atti degli Apostoli: Enrico Cattaneo ci introduce all’altra l’opera lucana del Nuovo testamento, prima testimonianza della vita della Chiesa dopo la morte e risurrezione di Gesù, e delle sfide affrontate nella evangelizzazione. Arriviamo, poi, a un testo del 1960: si tratta di una recensione a opera di un poco più che trentenne Carlo Maria Martini – di cui quest’anno ricorre il decennale dalla morte – di tre diversi studi sugli Atti. Chiudono il volume due articoli che in modo differente ci testimoniano il fascino che la figura di Luca continua a esercitare. Mons. Daniele Libanori riporta minuziosamente le informazioni che è stato possibile raccogliere sull’evangelista grazie alla più recente ricognizione (1998) del corpo e delle sue reliquie, custodite nella Basilica di Santa Giustina a Padova. Infine, Pierre Gibert commenta il successo editoriale del romanzo Il Regno di Emmanuel Carrère, in cui tra l’altro traspare tutta l’ammirazione e la curiosità dell’autore francese per la testimonianza dello scrittore del terzo Vangelo e degli Atti.
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La più antica rappresentazione dell’evangelista si trova nelle catacombe di Commodilla, a Roma; qui san Luca è rappresentato con il capo aureolato recante il suo nome, vestito di una tunica bianca e con accanto una borsa con ferri chirurgici. È anche alla dedizione e alla maestria letteraria di questo medico siriaco e alle sue «ricerche accurate» che dobbiamo un po’ della nostra fede.