Il Jesuit Refugee Service del Regno Unito (JRS UK), l’organizzazione dei gesuiti che assiste migranti e rifugiati, ha espresso le sue gravi preoccupazioni sull’imminente attuazione dei piani del governo britannico per arrestare i richiedenti asilo al fine di deportarli in Rwanda, come annunciato il 22 aprile scorso dal primo ministro Rishi Sunak.
La responsabile del JRS per le questioni politiche, Sophie Cartwright, ha definito questo progetto uno «sconsiderato attacco ai diritti umani» e ha esortato «chiunque sia sconvolto da ciò che sta accadendo ad alzare la voce», assicurando che come JRS «attraverso i nostri servizi e la nostra attività di advocacy, nei centri di detenzione, continueremo a stare al fianco delle persone che cercano sicurezza nel Regno Unito».
L’organizzazione aveva criticato già passato le misure proposte dal cosiddetto Illegal Migration Act, che renderà inammissibili la maggior parte delle richieste di asilo. Nel novembre 2023, la Corte Suprema del Regno Unito ha dichiarato illegale il piano del governo di trasferire i richiedenti asilo in Rwanda, perché violerebbe i diritti fondamentali dei rifugiati.
La posizione del JRS è in linea con quanto sostenuto anche dai vescovi del Regno Unito, dopo l’annuncio del progetto. Il vescovo Paul McAleenan, responsabile per le questioni relative ai migranti e i rifugiati, ha esortato il Governo a ripensare la sua politica in materia di migrazione e asilo dopo che cinque persone, tra cui una bambina di sette anni, sono morte nel tentativo di attraversare la Manica. McAleenan ha anche sottolineato la necessità di percorsi sicuri e legali: «L’approvazione della legge sul Rwanda non affronta l’urgente necessità di garantire un maggior numero di percorsi sicuri e legali attraverso i quali i richiedenti asilo e i rifugiati possano raggiungere il Regno Unito».
La distanza geografica tra Regno Unito e Rwanda è un aspetto che rende ancora più grottesca, anche in termini economici, la proposta di respingere dei migranti a più di 6.000 Km dal luogo dove sono stati già accolti. Il gesuita David Stewart, corrispondente a Londra della rivista statunitense America, ha definito il piano «un progetto strano, costoso e crudele».
Come chiarisce anche la recente Dichiarazione sulla dignità umana del Dicastero della Dottrina della fede, Dignitas infinita, «i migranti sono tra le prime vittime delle molteplici forme di povertà» e «la loro accoglienza è un modo importante e significativo di difendere «l’inalienabile dignità di ogni persona umana al di là dell’origine, del colore o della religione».