Le prime leggi razziali furono introdotte nel sistema giuridico italiano a partire dalla prima settimana del settembre 1938. Esse avevano lo scopo di colpire gli ebrei; perciò sarebbe meglio parlare di «legislazione antiebraica». Per la prima volta nella storia dell’Italia unita, un testo legislativo aveva per oggetto una parte dei cittadini dello Stato, identificata sulla base di criteri razziali. Nell’articolo, in particolare, si esamina l’atteggiamento che la Santa Sede assunse nei confronti di tali provvedimenti discriminatori. Essa, come risulta dalla documentazione vaticana, in quel momento scelse di agire contro le nuove disposizioni antiebraiche con mezzi discreti e puntando sull’efficacia della propria «diplomazia domestica».
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I PRIMI PROVVEDIMENTI ANTIEBRAICI E LA DICHIARAZIONE DEL GRAN CONSIGLIO DEL FASCISMO
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