
Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite: “Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore, e non abbandonarci alla tentazione”».
Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”, e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono. Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!» (Lc 11,1-13).
«Se voi che siete cattivi…» (Lc 11,13): è l’unico passo del Vangelo in cui, senza mezzi termini, Gesù dice quello che siamo. Siamo cattivi! Eppure, benché tali, sappiamo dare ai nostri figli cose buone, perché in noi rimane l’immagine di Dio, l’impronta della sua paternità. Quanto più allora il Padre vostro darà lo Spirito a coloro che glielo chiedono. Gesù, in modo sorprendente e inatteso, ci insegna quale dovrebbe essere il fondamento di ogni nostra preghiera: lo Spirito Santo in noi (cfr Rm 8,26). Nella vita di preghiera lo Spirito opera i suoi frutti (cfr Gal 5,19-23).
Gesù era in preghiera. I discepoli lo notano e forse lo ammirano vedendo come egli pregasse e… quanto pregasse. Gesù pregava spesso. Pregava di giorno, prima dei pasti, nei momenti fondamentali della sua missione; pregava al Tempio e, a volte, passava intere notti in preghiera (Lc 6,12). L’unione al Padre era il fulcro dell’annuncio evangelico, il nutrimento della sua vita. Perciò i discepoli gli chiedono di insegnare loro a pregare, come aveva fatto il Battista con i suoi. Allora Gesù insegna il Padre nostro, l’unica preghiera che ha loro proposto. Unica e meravigliosa: in essa vi è tutto il Vangelo. Dio è il nostro Padre, dobbiamo fare il suo volere, pregare per il Regno. Poi la richiesta del pane quotidiano, del perdono e di non essere abbandonati alla tentazione.
Infine il Signore dice una parabola che si potrebbe definire della preghiera indiscreta e sfacciata. È mezzanotte. Uno bussa alla porta dell’amico: «Ho bisogno urgente di tre pani, poiché uno mi è venuto a trovare improvvisamente e non ho nulla da dargli». L’amico gli dice di non importunarlo, perché ha steso a terra le stuoie e i bambini dormono (le case erano piccolissime). Per dargli il pane deve svegliarli tutti. Impossibile. Ebbene – dice Gesù – se non glieli darà perché è suo amico, lo farà per la sua insistenza e sfrontatezza.
La parabola risponde anche a una domanda che spesso sorge in noi. Perché, se Dio è un amico, pur conoscendo le nostre necessità non ci esaudisce? Perché talora sembra addirittura un nemico? Il suo tacere, la sua assenza proprio in quelle richieste per noi urgenti, in quei momenti per noi importanti, ci spiazza, sembrano colpirci, anziché aiutarci…
Forse dobbiamo imparare a pregare meglio il Padre nostro, a capire che il Signore già sa ciò di cui abbiamo bisogno prima che glielo chiediamo, e che sprecare parole – come fanno i pagani – non serve a nulla (cfr Mt 6,7 s). S. Agostino ci incoraggia: la preghiera è la forza dell’uomo e la debolezza di Dio. Lo si vede bene nella prima lettura nel colloquio tra Abramo e Dio, il suo amico, che gli confida il male di Sodoma e il proposito di distruggerla. Ma se nella città vi sono dieci giusti, distruggerai l’empio coi giusti? Dio promette solennemente: «Non la distruggerò» (Gen18,32).
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Leone XIV: «La pace è un desiderio di tutti i popoli ed è un grido doloroso di quelli straziati dalla guerra».