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Ecologia e sinodalità sono due termini che descrivono e connotano sinteticamente il magistero di papa Francesco, indirizzando così l’attenzione e l’azione della Chiesa cattolica. Due parole che, salvo costituire il punto di convergenza dell’attuale riflessione teologica ed ecclesiale, parrebbero distanti sia per contenuto sia per finalità. Eppure, il consolidamento, per mezzo dell’enciclica Laudato si’, del pensiero ecologico nella realtà della Chiesa e il parallelo movimento riformatore avviato per costruire una Chiesa sinodale non possono rappresentare il frutto accidentale di una sincronicità di eventi, interessi e sensibilità tra loro scollegati.
Questo volume intende esaminare se e come tra ecologia e sinodalità si sia innescato un processo osmotico che, nel definire l’impegno della Chiesa per la cura della casa comune, dà senso e forma alla conversione ecclesiale.
Questo studio, focalizzato sull’impatto della questione ecologica nell’ordinamento canonico, si muove lungo orizzonti larghi, che superano l’ambito più squisitamente giuridico-canonistico, ricostruendo i parametri entro cui l’ecologia si è fatta strada inizialmente come scienza, più tardi come paradigma etico-morale, indispensabile per la risoluzione della crisi ecologica globale, per fare poi il suo ingresso all’interno della teologia e della dottrina sociale della Chiesa.
La reazione a questo movimento culturale è innanzitutto teologica, anche mirata a destrutturare le accuse mosse da un filone di pensiero che imputa all’antropocentrismo cristiano emergente dai racconti biblici della creazione le radici del degrado ambientale. La ricchezza degli studi esegetici sui primi due capitoli della Genesi si rivelerà funzionale nel ricalibrare il ruolo che spetta all’individuo nei confronti del creato e delle creature: dal dominio alla responsabilità.
A questa stessa lettura, per l’A., giunge anche il magistero pontificio, che lentamente abbandona una visione più marcatamente antropocentrica, raggiungendo, con Francesco, quello che egli stesso ha definito, nell’esortazione apostolica Laudate Deum, un «antropocentrismo situato».
Nella seconda parte, restringendo il campo di indagine a una prospettiva più propriamente giuridica, il volume si interroga sulla vigenza del diritto divino a partire dalla triangolazione uomo-Dio-creato proposta dall’attuale magistero. Essa sollecita l’individuo a intervenire nel compimento della creazione, dando un nuovo impulso alla dimensione partecipativa, su cui si fonda lo slancio sinodale – tutti, alcuni, uno: il popolo di Dio, i vescovi, il Papa –, per poi chiudersi con una sorta di verifica finale sull’operatività di tale osmosi bidirezionale ecologia-sinodalità rispetto alla riforma del Sinodo e della Curia romana.
In definitiva, la riflessione dell’A. mette in luce l’indissolubile relazione tra uomo e ambiente, e di conseguenza il legame tra scienza, tecnologia, sviluppo e società. Il volume, inoltre, offre al lettore interessanti spunti di riflessione che partono dalla convinzione che dietro il degrado ambientale vi sia una profonda crisi morale. Ciò ha favorito la percezione, in ambito filosofico e religioso, che proprio nel paradigma ecologico sia da rintracciare «la spinta necessaria a proporre un’etica capace di ispirare, indirizzare il vivere comune della società» (p. 214).