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Questo volume si inserisce all’interno della collana denominata «Il Melograno», che intende presentare le riletture dei personaggi biblici nell’esegesi ebraica e cristiana. In questo caso si tratta di Ester, la regina che con la sua intercessione ha salvato il popolo d’Israele, destinato a un pogrom ante litteram nel contesto dell’impero persiano.
Sin dalle prime pagine l’A. mostra di dominare sia le questioni specifiche su questo libro biblico sia la storia dell’interpretazione nel primo millennio in ambito cristiano ed ebraico. Il primo capitolo, infatti, è dedicato a «Ester nella tradizione ebraica e cristiana» e costituisce un’introduzione alle questioni che saranno sviluppate successivamente. Il lettore può così familiarizzare con la pluriformità testuale del libro di Ester attraverso la succinta descrizione delle versioni ebraica, greche e latine. La tradizione interpretativa giudaica, a causa dell’assenza di questo libro tra i manoscritti del Mar Morto, riguarda i Targumim e i testi talmudici e midrashici.
Tra le riletture della tradizione cristiana, si menzionano il Nuovo Testamento con le sue possibili citazioni implicite (in particolare in Mc 6,23), la Vetus Latina e alcuni Padri della Chiesa. Un dato rilevante, che Michelini ribadisce più volte, è che si sarebbe dovuto attendere Rabano Mauro, nel IX secolo, per trovare un commento cristiano più o meno completo al libro, che è stato solo occasionalmente menzionato dai Padri della Chiesa precedenti.
Nei capitoli successivi si affrontano temi specifici, che hanno ricevuto trattazioni affini o divergenti da parte di ebrei e cristiani nel corso dei secoli. Nel secondo capitolo si considera il nome «Ester», che deriva dal persiano e significa «stella», in relazione al nome di Dio: questi è assente dal libro ebraico, ma ben presente e attivo nei testi greci. Il terzo capitolo mette a confronto il ruolo della bellezza di Vasti, la prima regina del racconto, con quello di Ester nell’economia del racconto. La preghiera di Ester è oggetto del quarto e più lungo capitolo del libro. Qui l’A. si destreggia bene tra questioni testuali – la Vetus Latina ha una preghiera di Ester particolarmente ampia – e di storia dell’interpretazione: ne emerge l’idea che i commentatori ebrei conoscevano e apprezzavano quella preghiera, che oggi è conservata solo nei manoscritti biblici greci e latini. Il quinto capitolo si sofferma sul tema del «terzo giorno», nel quale Ester decide di presentarsi al re persiano per intercedere per il suo popolo: l’esegesi ebraica vi riconoscerà un topos letterario legato all’intervento salvifico di Dio. Proprio l’episodio dell’incontro tra Ester e il re è oggetto del sesto capitolo: i rabbini amplieranno la scena, facendo intervenire lo Spirito Santo e gli angeli a difesa di Ester, mentre gli interpreti cristiani sottolineeranno il suo coraggio «virile». Il settimo capitolo dimostra in modo convincente come la ripresa del Salmo 22 in relazione a Ester da parte ebraica sia probabilmente una risposta agli autori neotestamentari, che lo avevano già riferito a Gesù in croce (cfr Mc 15,24.34).
La scrittura di questo volume è estremamente gradevole e accompagna passo passo il lettore, avendo cura di introdurre i nuovi argomenti con brevi premesse e di riprenderli in modo esaustivo alla fine di ogni capitolo grazie a sezioni dal titolo «Visioni d’insieme». Nel complesso, si tratta di un’opera che ha il pregio di mostrare con lucidità e senza infingimenti le ragioni e i limiti delle interpretazioni ebraica e cristiana di un libro biblico forse non così marginale com’è quello di Ester.