«Siamo tutti chiamati alla santità» ha ricordato papa Francesco durante l’Angelus della festa di Ognissanti, il 1 novembre 2019. Eppure quanti fra noi sono cresciuti con un’idea della santità che in fondo rischia di renderla respingente? Una santità disincarnata, di immaginette da portare in giro come amuleti ma senza conoscerne la storia; una santità come premio di una vita senza macchia…
Chi mai può meritare di diventare santo! Come si fa a desiderare una cosa irraggiungibile? Eppure, ha detto il Pontefice in quella stessa occasione, i santi e le sante «sono persone che hanno vissuto con i piedi per terra; hanno sperimentato la fatica quotidiana dell’esistenza con i suoi successi e i suoi fallimenti, trovando nel Signore la forza di rialzarsi sempre e proseguire il cammino. Da ciò si comprende che la santità è un traguardo che non si può conseguire soltanto con le proprie forze, ma è il frutto della grazia di Dio e della nostra libera risposta ad essa». La loro forza, il loro unico «merito», è stato quello di ammettere piano piano «di avere bisogno di questa luce divina, abbandonandosi ad essa con fiducia».
Per vedere più incarnate, dunque, le vite dei santi è bene, è bello, aiuta conoscerne la storia. Capire in che contesto, quando, come e cosa «ha fatto la differenza» nella loro specifica esistenza e condizione. La lettura di serie biografie dei santi è sempre stata una pratica spirituale che ha ispirato conversioni e suscitato maggiore comprensione anche della propria singolare vocazione, umana e religiosa. Forse una pratica da attualizzare e riconquistare.
Sono questi i motivi che ci hanno spinto a dedicare il nuovo volume monografico della collana digitale «Accènti» ai santi e alle sante. Per non perderci nel ricchissimo archivio della nostra rivista, abbiamo scelto di raccogliere, in ordine cronologico per nascita, articoli su santi e sante pubblicati dall’inizio del pontificato di Francesco fino a oggi.
Ad aprire la raccolta di questi ritratti c’è san Giuseppe, «il credente silenzioso», il cui nome Francesco a inizio pontificato ha voluto inserire finalmente nei canoni delle Preghiere eucaristiche del Messale romano. Le figure che emergono in questa antologia, obiettivamente, sono straordinarie e, in alcuni casi, appaiono a tratti epiche. Alcune di esse hanno avuto una vita davvero straordinaria. Non si possono descrivere con una pennellata unica. E tuttavia vogliamo qui ricordare ciò che il Papa ha detto dei santi: «sono persone che hanno vissuto con i piedi per terra; hanno sperimentato la fatica quotidiana dell’esistenza con i suoi successi e i suoi fallimenti».
E, poi, nel cielo della storia della Chiesa insieme a queste stelle tanto luminose da potersi vedere a occhio nudo, ce ne sono milioni di altre, ci sono i «santi della porta accanto». Già nella sua prima intervista, che ci rilasciò nel luglio 2013, papa Francesco ci disse: «Io vedo la santità nel popolo di Dio, la sua santità quotidiana. C’è una “classe media della santità” di cui tutti possiamo far parte, quella che di cui parla Malègue». Il Papa qui si riferiva a Joseph Malègue, uno scrittore francese a lui caro, nato nel 1876 e morto nel 1940. In particolare alla sua trilogia incompiuta Pierres noires. Les Classes moyennes du Salut. Alcuni critici francesi lo definirono «il Proust cattolico». A chiudere questa raccolta monografica, per questo motivo, troverete proprio un articolo di p. Ferdinando Castelli dedicato al romanzo di Malègue, Agostino Méridier.
Un volume, dunque, tutto dedicato ai santi e alle sante della Chiesa. Non solo a quelli ricordati in questa raccolta. Tra di essi persone, alcune, notissime e luminose per tanti di noi da secoli; altre, del tutto ignote, nascoste dalle luci della ribalta ecclesiale o dimenticate nelle pieghe della storia di carta. Ma ancora generative e vive nella memoria del mondo.