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Omelia della Messa di ringraziamento per i 4000 fascicoli de “La Civiltà Cattolica”
Festa della Santissima Trinità
11 giugno 2017
Non è possibile «capire» qualche cosa di Dio senza sperimentare la grazia, l’amore e la comunione. Dico sperimentare nel senso più umano e complesso di questa parola.
Fare esperienza della grazia significa essere capaci di offrirsi gratuitamente come ha fatto Gesù nell’Incarnazione, svuotando se stesso e assumendo una condizione di servo, diventando simile agli essere umani (Fil 2,7).
Per sperimentare l’amore è necessario uscire dai propri voleri e interessi per avere fermamente nel cuore il bene degli altri e godere della vita degli altri.
La comunione si sperimenta quando il cuore misericordioso ci guida sul cammino del perdono.
L’esperienza della grazia, dell’amore e della comunione parte dal sentire la chiamata e accettare gioiosamente il ministero della riconciliazione.
Nel Salmo 33,13-15 leggiamo: Il Signore guarda dal cielo: egli vede tutti gli uomini; dal trono dove siede scruta tutti gli abitanti della terra, lui, che di ognuno ha plasmato il cuore e ne comprende tutte le opere.
Poiché il Signore ha plasmato il nostro cuore, noi siamo in grado di fare l’esperienza della grazia, dell’amore e della comunione.
Siamo stati creati ad immagine e somiglianza di questo Dio rivelatosi come comunità d’amore.
Il cammino del perdono ci porta a togliere di mezzo gli ostacoli a questa esperienza, cioè, i nostri peccati.
Dio, dice il salmista, vede e scruta tutti gli abitanti della terra. Conosciamo bene la Contemplazione dell’incarnazione proposta da Sant’Ignazio negli Esercizi Spirituali [101-109].
Egli ci invita a fare nostro lo sguardo della Trinità e ad apprezzare tutti gli abitanti della terra con la loro diversità culturale, nelle loro attività, con le loro sofferenze e i loro sogni.
Mi sembra che sia stata e che continuerà ad essere la grande sfida della Civiltà Cattolica quella della fedeltà alla sua ragion d’essere: vedere il mondo con lo sguardo della Trinità.
Lo sguardo trinitario non è soltanto uno sguardo ben informato e analitico, capace di mettere a fuoco cause e conseguenze. È uno sguardo del cuore, toccato dalla ricchezza particolare di ogni persona, di ogni cultura, di ogni popolo, di ogni situazione. Uno sguardo che riesce pure a toccare il cuore degli altri nelle loro angosce e speranze.
Vedere il mondo, cioè, ogni persona, cultura e situazione, come la vede la Trinità è la condizione del discernimento come processo che ci permette di percepire, capire e seguire l’azione di Dio nella storia umana. La missione della Civiltà Cattolica non si limita a comunicare quanto accade nella Chiesa e nel mondo. La missione della Civiltà Cattolica è proprio quella di discernere il processo storico della Chiesa e del mondo. Cioè trovare i segni dell’azione dello Spirito Santo nei nostri tempi ed esaminare alla sua luce quanto succede.
Lo sguardo trinitario non è uno sguardo freddo e passivo. Tutto il contrario: è uno sguardo che parte dal cuore e dunque è caldo. Ed è uno sguardo che porta all’azione, a dare una mano nella diversità delle situazioni. La contemplazione ignaziana lo esprime così: le tre divine persone stabiliscono da tutta l’eternità che la seconda Persona si faccia uomo, per salvare il genere umano [102]. Acquistare lo sguardo della Trinità sul mondo vuol dire partecipare all’opera di salvezza del genere umano, contribuendo con tutto il cuore alla missione del Cristo. Ecco la missione della Civiltà Cattolica: cercare e trovare la volontà di Dio, discernendo il passo dello Spirito nel nostro tempo, e partecipare così, con tutte le conseguenze, alla redenzione dell’Umanità.
Un mezzo di comunicazione è, per la sua natura stessa, sociale. La Civiltà Cattolica, come conseguenza dell’aver acquisito lo sguardo trinitario e del voler contribuire alla salvezza degli esseri umani, diventa strumento di comunione, cioè contributo al complesso compito di realizzare un’Umanità riconciliata con se stessa, con il creato e con Dio.
Creati a immagine del Dio Uno e Trino, siamo chiamati a vivere in comunione tra persone, culture e popoli. Lo sguardo sul mondo attuale segnala quanto lontano sia il livello di comunione raggiunto dall’umanità rispetto alla comunione nella Trinità stessa. Cioè, l’opera redentrice del genere umano non è certo ancora finita, anzi, è assai lontana dal suo compimento. 4007 quaderni lungo 167 anni è un bel contributo. Ma c’è ancora tanto da fare.
La presenza salvatrice della Trinità nel mondo non è dunque ancora finita. La nostra fede ci coinvolge pienamente in questa missione di contribuire alla comunione tra gli essere umani, quando ci sono tante azioni contro di essa dappertutto. Chiediamo la grazia necessaria alla nostra conversione personale e comunitaria in modo che l’amore sperimentato ci aiuti a rafforzare il nostro impegno e a viverlo con maggiore efficacia e umiltà.