«La pace è minacciata anche dalla mancanza del dovuto rispetto per il creato, dal saccheggio delle risorse naturali e dal progressivo peggioramento della qualità della vita a causa del cambiamento climatico»[1], così, in un messaggio pronunciato dal Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, papa Leone XIV si è rivolto ai partecipanti della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, meglio nota come COP30, in corso a Belém do Pará, in Brasile.
Ad accogliere la trentesima edizione della Conferenza, quest’anno, è il cuore dell’Amazzonia. Un luogo emblematico scelto non a caso per la sua incredibile biodiversità, ma al tempo stesso perché colpito da deforestazione e sfruttamento. Quella che in molti considerano una delle conferenze più decisive degli ultimi anni, ha visto i leader internazionali confrontarsi su diversi temi, dall’emergenza climatica e i fenomeni meteorologici sempre più estremi; fino alla necessità di mantenere le promesse dell’Accordo di Parigi, affinché non restino solo parole. «Un decennio fa, la comunità internazionale ha adottato l’Accordo di Parigi, riconoscendo il bisogno di una risposta efficace e progressiva all’urgente minaccia del cambiamento climatico – continua il messaggio del Pontefice -. Purtroppo, dobbiamo ammettere che il cammino verso il raggiungimento degli obiettivi fissati in quell’Accordo rimane lungo e complesso. Su questo sfondo, si esortano gli Stati Parte ad accelerare con coraggio l’attuazione dell’Accordo di Parigi e della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici».
Il messaggio di papa Leone XIV, poi, ricorda l’impegno del suo predecessore e i suoi accorati appelli alle nazioni. «Dieci anni fa, Papa Francesco firmava la Lettera enciclica Laudato si’, in cui sosteneva una conversione ecologica che includesse tutti, poiché “il clima è un bene comune, di tutti e per tutti. Esso, a livello globale, è un sistema complesso in relazione con molte condizioni essenziali per la vita umana”. Possano tutti i partecipanti a questa COP30, come anche coloro che ne seguono attivamente i lavori, essere ispirati ad abbracciare con coraggio questa conversione ecologica con il pensiero e con le azioni, tenendo presente il volto umano della crisi climatica. Possa questa conversione ecologica ispirare lo sviluppo di una nuova architettura finanziaria internazionale incentrata sull’uomo che assicuri che tutti i Paesi, specialmente quelli più poveri e quelli più vulnerabili ai disastri climatici, riescano a raggiungere il loro pieno potenziale e vedere rispettata la dignità dei propri cittadini. Questa architettura deve tener conto anche del legame tra debito ecologico e debito estero».
Già prima dell’inizio dei lavori della Conferenza, alla stampa il cardinale Parolin aveva sottolineato l’urgenza degli interventi per rispondere alla crisi climatica. «Il tempo si è fatto breve, nel senso che la domanda di fondo è proprio che siamo consapevoli che i tempi si fanno sempre più brevi – ha affermato Parolin a Vatican News -. Quindi l’urgenza è presente, deve esserci questa urgenza. Poi anche la dimensione del multilateralismo: questa dei cambiamenti climatici diventa veramente un’occasione per rilanciare il multilateralismo che ha conosciuto in questi anni una crisi grossissima. Ed allora credo che siano queste le direzioni nelle quali bisogna camminare e lavorare».
Nel frattempo, a Belém, la Conferenza ha già raccolto alcuni risultati intermedi, accolti con un cauto ottimismo. Il governo brasiliano, infatti, ha annunciato che la deforestazione nella sua parte di Amazzonia è scesa dell’11% nell’ultimo anno[2]. Un segnale positivo, anche se gli osservatori avvertono che il problema della deforestazione è tutt’altro che risolto. Fanno ben sperare anche alcune delle iniziative lanciate durante la conferenza, come il Tropical Forest Forever Facility[3], un fondo internazionale da 125 miliardi di dollari (di cui 100 miliardi da investitori privati e il resto da realtà governative e filantropiche) destinato alla protezione delle foreste tropicali. I fondi raccolti, tuttavia, sono ancora limitati[4]. Infine, in questa COP30 si è registrata la più grande partecipazione indigena nella storia della conferenza, anche se non sono mancate manifestazioni di protesta[5].
A richiamare l’attenzione dei partecipanti alla COP30 sui rischi drammatici dell’inazione da parte degli Stati è stato lo stesso Segretario generale dell’Onu António Guterres nel suo discorso inaugurale[6]. Secondo Guterres, mancare l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi sarebbe un «fallimento morale e una negligenza mortale». Per il Segretario generale dell’Onu, «la scienza ora ci dice che un superamento temporaneo del limite di 1,5 gradi, a partire al più tardi all’inizio degli anni 30, è inevitabile. Abbiamo bisogno di un cambiamento di paradigma per limitare l’entità e la durata di questo superamento e ridurlo rapidamente. Anche un superamento temporaneo avrà conseguenze drammatiche. Potrebbe spingere gli ecosistemi oltre punti di non ritorno irreversibili, esporre miliardi di persone a condizioni invivibili e amplificare le minacce alla pace e alla sicurezza. Ogni frazione di grado significa più fame, sfollamenti e perdite, soprattutto per i meno responsabili». Per Guterres, «il limite di 1,5 °C è una linea rossa per l’umanità» ha aggiunto, «se agiamo ora, con rapidità e su larga scala, possiamo rendere questo superamento il più piccolo, breve e sicuro possibile e riportare le temperature al di sotto di 1,5 °C prima della fine del secolo».
«In un mondo che brucia, sia per il surriscaldamento terrestre sia per i conflitti armati, questa Conferenza deve diventare un segno di speranza – ha ribadito papa Leone XIV nel suo messaggio -, attraverso il rispetto mostrato alle idee altrui nel tentativo collettivo di cercare un linguaggio comune e un consenso mettendo da parte interessi egoistici, tenendo presente la responsabilità gli uni per gli altri e per le generazioni future».
[1] https://www.vatican.va/content/leo-xiv/it/messages/pont-messages/2025/documents/20251107-messaggio-cop30.html
[2] https://www.reuters.com/sustainability/cop/brazils-amazon-deforestation-falls-11-12-months-through-july-2025-10-30/
[3] https://www.euronews.com/green/2025/11/11/cop30-brazil-promotes-largest-indigenous-participation-in-history-of-the-conference
[4] https://www.theguardian.com/environment/2025/nov/08/brazil-amazon-summit-juggles-climate-and-social-priorities
[5] https://apnews.com/article/cop30-belem-brazil-un-climate-talks-protest-74af534a7bc1711a5e0518adde59a173
[6] https://unfccc.int/news/this-cop-must-ignite-a-decade-of-acceleration-and-delivery-un-secretary-general-address-to-belem