
New York, agosto 1972. John Lennon e Yoko Ono organizzano un grande concerto benefico al leggendario Madison Square Garden, per raccogliere fondi per i bambini con disabilità intellettive dell’Istituto Willowbrook di Staten Island. L’evento si rivelerà una delle più grandiose performance rock di quegli anni, nonché l’unico «vero» concerto di Lennon con la Plastic Ono Band. Il documentario One to One: John & Yoko di Kevin Macdonald e Sam Rice-Edwards – prodotto da Brad Pitt – documenta le canzoni live, la preparazione e il periodo «americano» di Lennon «post Beatles», tra manifestazioni di protesta con Yoko, battute a raffica, pensiero ribelle e al contempo sincero, provocatoria e stramba passione per la Tv Usa («È il nuovo focolare di famiglia»).
Il film, presentato in anteprima fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia del 2024, si compone di interviste, magnifiche esecuzioni live, filmati in luci violacee, molto lisergiche e tipiche del tempo e, ancora, dialoghi in intimità dei due protagonisti, «blob» televisivo di telegiornali, spot pubblicitari e alcune (spassose quanto assurde) registrazioni telefoniche: gli assistenti di Yoko discutono su come trovare un migliaio di mosche per un’installazione artistica (per inciso, è curioso che anche uno dei più famosi e bizzarri racconti – con disegni – di Lennon si intitolasse Niente mosche su Frank).
Si passa senza soluzione di continuità dalle proteste finite in tragedia nel carcere di Attica del 1971, in seguito all’uccisione dell’attivista George Jackson, alla canzone di John dedicata a quei fatti; da uno spot Tv pubblicitario per una candeggina alla serie pop Una famiglia americana e al monologo finale di Charlie Chaplin ne Il grande dittatore (in parte ispirato a un passo del Vangelo di Luca). Osserva Chaplin: «Il Regno di Dio è nel cuore dell’uomo. Non di un solo uomo o di un gruppo di uomini, ma di tutti gli uomini! In tutti voi!». Quel monologo riflette potentemente il sentire di Lennon, di Yoko e dei promotori delle manifestazioni contro la guerra, fra i quali l’attivista Jerry Rubin.
È un film vitale, ritmato, rock and roll, attuale, pacifista (lo slogan Stop the War!, relativo al Vietnam, è ripetuto e scritto ovunque), libertario, bizzarro, con un profondo senso di ribellione antipotere (Nixon e il suo «pensiero» sono fra i bersagli preferiti dai protagonisti).
Oltre al mitico concerto del Madison, One to One raccoglie molte dichiarazioni e performance estemporanee di Lennon con il cosiddetto «Rock Liberation Front», ossia gli artisti rock che si sono impegnati per cambiare il mondo. Osserva l’ex Beatle: «Intendiamo cambiare l’apatia che hanno molti giovani, dobbiamo di nuovo entusiasmarli per quello che si può fare e si può cambiare in meglio. Ecco perché andremo nelle strade a parlare con loro, canteremo per loro e faremo di tutto per tenerli di nuovo vivi!».
One to One sa soprattutto mettere a fuoco non solo l’afflato ribelle, ma l’effettiva capacità rivoluzionaria dei testi e della musica di Lennon anni Settanta. Restituisce, inoltre, lo spirito ribelle, comico, divertente e dadaista di John e della compagna Yoko, del loro sentire e fare arte melodica o gridata. Lennon a volte sembra un magnifico incrocio fra sé stesso, i Monty Python, Bugs Bunny e Groucho Marx. Ironico, autoironico, entusiasta, appassionato, beffardo verso qualsiasi (presunta) autorità. Un anarchico ribelle che ha cercato davvero di migliorare il mondo. Mette amarezza pensare a quanti pochi artisti nel mondo di oggi abbiano altrettanta forza di pensiero, di musica e di cuore alternativo allo status quo! Per dirla di nuovo con John: «L’apatia non fa bene a nessuno, possiamo sempre fare qualcosa. Il movimento Flower Power non ha funzionato? E allora? Allora ricominciamo daccapo». Sarebbe bello davvero poter ricominciare daccapo!