
Libertà negli occhi è l’ultimo album del cantautore Niccolò Fabi (Bmg, 2025). Esso, come suggerisce il titolo, è un inno a uscire almeno per un momento dal bombardamento mediatico delle immagini per compiere quasi una epoché fenomenologica, prendendo un tempo, che è parentesi rispetto al qui e ora, per comprendere e comprendersi meglio. Non a caso l’artista romano dal 13 al 23 gennaio si è ritirato, insieme a un gruppo di musicisti, in una baita tra le montagne della Val di Sole, in Trentino, per registrare l’intero album in solitudine e a contatto con la natura.
Consapevole di un titolo pretenzioso, Fabi, nella presentazione del suo lavoro artistico, lo definisce così: «Libertà. Tanto basilare come concetto quanto abusata a volte come parola. […] Libertà è anche un modo di guardare le cose che determina il senso e la dignità di quello che facciamo e dove indirizziamo le nostre scelte» (www.niccolofabi.it/web/4884-2).
Anche da un punto di vista commerciale e di comunicazione, l’artista ha voluto proporre un segno di discontinuità: l’album, infatti, è stato distribuito inizialmente soltanto in cd e Lp e solo successivamente sulle piattaforme streaming, andando in controtendenza rispetto a quell’ascolto del tutto, subito e liquido.
Il cd si presenta con un booklet ricco di fotografie, che immortalano il lavoro svolto dai musicisti all’interno dello chalet e gli innevati e solitari paesaggi montani. Ad accompagnare le immagini sono le considerazioni del cantautore, che spiega la genesi di questo album tra osservazioni e dubbi rispetto al tempo che passa, ma anche il senso dell’ispirazione artistica mutata con la maturità; e se da giovani, «quando si vive poi tutto per la prima volta, c’è un’urgenza e una verità nelle proprie espressioni che è impareggiabile, […] ora sinceramente sento di non avere molto altro da aggiungere al mio percorso di “cantautore”. La mia voce questo è, i miei occhi e la mia pelle questo sono, così come il mio gusto e la mia musicalità» (booklet).
Il tempo che passa è visto metaforicamente nell’«acqua che scorre», che è anche il titolo della terza traccia. Il brano riprende immagini del Big Bang – Un’esplosione un’espansione dello spazio / compresso dentro un punto che contiene tutto infinitamente denso – e tratte dalla Genesi – e con un po’ di terra dal nulla / al primo uomo diede forma e meraviglia / gli soffiò nelle narici un alito di vita / dalla sua carne una fanciulla e fu famiglia. In questa evoluzione costante rimane saldo quel principio divino di coltivare e custodire il creato (cfr Gen 2,15), che viene espresso dalla strofa conclusiva della canzone: Ma tra come è nato il mondo e come può finire / il tema attuale è se davvero lo si può salvare / lo sanno tutti o forse è tardi.
Nel brano «L’amore capita» Fabi affronta le sfaccettature, spesso contraddittorie, della vita e dei suoi sentimenti: Ma quante insicurezze devi avere / per volere cercare in ogni incontro una conferma; ma anche di un certo immobilismo che l’abitudine provoca nel tempo: Restiamo fermi nelle nostre posizioni / nei nostri automatismi e una mole di ricordi / che ci curvano le spalle e ci bloccano le mani. La tentazione della rassegnazione rimane sempre subdola e nascosta, ostacolando i processi per comprendere e decidere e, dunque, cambiare la realtà. Ma esiste un futuro / esiste un futuro è il verso conclusivo, che è ripetizione e, forse, un imperativo che si scontra con il pensare che già tutto è stato vissuto e nulla potrà mai mutare.
La chiave dell’album sembra essere contenuta nella canzone conclusiva «Al cuore gentile», che è una libera rilettura della poesia stilnovistica di Guido Guinizelli Al cor gentil rempaira sempre amore. L’amore è l’elemento essenziale dell’essere umano, che dà valore ad ogni cosa e, dunque, unico aspetto veramente fondante e indispensabile nella vita di ciascuno. Ma è un sentimento che – come viene mostrato nel percorso delle canzoni di questo album e, potremmo dire, di tutta la produzione musicale di Fabi –, se da una parte ammette strade interrotte, dubbi, cadute, contraddizioni, dall’altra è il fine vero dell’essere umano, una calamita che attrae con forza e determinazione, alla quale io non posso che obbedire / compio la sua volontà / so che Dio potrà capirmi / sembrava proprio un angelo.