
La Fondazione Palazzo Coronini Cronberg di Gorizia dedica un’interessante mostra ai Borbone di Francia, che hanno avuto profondi rapporti con il capoluogo isontino, determinati dall’esilio di re Carlo X di Borbone, giunto in città il 21 ottobre 1836. Pochi giorni dopo, il 6 novembre, il sovrano, che si era stabilito a Palazzo Coronini, morì di colera e fu sepolto nel vicino monastero della Castagnavizza (Slovenia). La famiglia reale, e in particolare il figlio Luigi Antonio e i nipoti rimasero a Gorizia per quasi un decennio, trasformando la città in un punto di riferimento per la cultura e la vita sociale.
La mostra «I Borbone di Francia a Gorizia. Ricordi e immagini dell’esilio» è allestita nelle Scuderie del Palazzo e aperta al pubblico fino al 25 gennaio 2026. Proprio nel 2025, anno in cui Gorizia (Italia) e Nova Gorica (Slovenia) sono state designate «Capitale europea della cultura transfrontaliera», la Fondazione Palazzo Coronini Cronberg ha voluto organizzare questa significativa esposizione, dedicata al periodo storico affascinante e unico che portò grande fama e prestigio alla città di Gorizia, caratterizzato dalla presenza della corte dei Borbone di Francia. Una presenza che segnò Gorizia in profondità, trasformandola in meta di pellegrinaggi, salotti aristocratici e scambi culturali. Inoltre, sempre nel 2025 ricorrono i 200 anni dall’incoronazione di Carlo X nella Cattedrale di Reims, avvenuta il 29 maggio 1825.
Questi eventi storici procurarono grande prestigio alla famiglia Coronini, al punto che l’ultimo discendente della famiglia, Guglielmo Coronini Cronberg (1905-1990), volle realizzare, all’interno del Palazzo, una sala dedicata alla memoria del re, con cimeli, arredi d’epoca, ricordi personali, acquistati nel corso degli anni, che ora fanno parte del percorso della mostra.
L’intento dell’esposizione è quello non solo di celebrare la presenza dei Borbone a Gorizia, ma anche di ricostruire le vicende di questi personaggi, da Carlo X ai figli, Luigi Antonio, il duca d’Angoulême, sua moglie Maria Teresa Carlotta – unica figlia sopravvissuta di Luigi XVI e Maria Antonietta –, l’altro figlio Carlo Ferdinando, duca di Berry, fino all’ultimo discendente, Enrico Conte di Chambord, che anche dopo il trasferimento nel 1845 a Frohsdorf mantenne sempre un profondo legame con Gorizia, tanto che qui furono celebrati con grande solennità i suoi funerali nel 1883 (anche lui, come il resto dei familiari, volle essere seppellito nel Monastero francescano della Castagnevizza), chiudendo il capitolo della storia che ha legato i Borbone a Gorizia.
Il percorso della mostra, curato da Cristina Bragaglia, allestito con stampe, dipinti, documenti, souvenir borbonici, oltre a ricostruire con rigore storico le vicende personali di Carlo X e dei suoi discendenti, ne evidenzia anche il lato più intimo e umano: il carattere, i legami affettivi e la loro riconoscenza verso la città mitteleuropea che li accolse con calore e rispetto.
Il percorso, articolato in tre sezioni, accompagna il visitatore dalla giovinezza di Carlo X a Versailles fino alla vita quotidiana e agli svaghi della corte a Gorizia, illustrando anche le relazioni con la nobiltà locale e le testimonianze dei viaggiatori francesi.
La mostra non è solo un omaggio alla nobiltà decaduta e segnata dall’esilio, ma soprattutto un racconto umano e storico che induce a una riflessione sul ruolo di Gorizia come luogo di connessione di mondi e di popoli, un valore quanto mai necessario e attuale, riaffermato dalla città proprio in occasione della sua designazione, nel 2025, quale città europea della cultura insieme alla slovena Nova Gorica.