
Rivolgendosi ai suoi discepoli nel «discorso di addio», Gesù afferma, a proposito dello Spirito Santo: «Il mondo non [lo] può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce»(Gv 14,17). Si tratta, insomma, di uno sconosciuto, e basterebbe chiedere a un qualunque cristiano di un qualunque Paese chi sia per lui lo Spirito Santo per averne la conferma. Forse ci risponderebbe come risposero a Paolo i cristiani di Efeso, quando egli chiese loro se, al momento del battesimo, avessero ricevuto lo Spirito Santo: «Non abbiamo nemmeno sentito dire che esista uno Spirito Santo»(At 19,2). Persino gli specialisti che presumono di conoscere bene tutto ciò che riguarda lo Spirito Santo, se sono sinceri, dovranno ammettere la loro scarsa competenza su questo tema.
Nel cercare una risposta alla nostra domanda, possiamo leggere il Vangelo di Giovanni, in particolare il «discorso di addio», contenuto nei capitoli 14–16 (a partire da Gv 13,31). Qui, in quello che è conosciuto come il suo «testamento», che i discepoli dovranno ricordare per sempre, Gesù fa una rivelazione speciale. Anche se in questi capitoli troviamo alcuni temi centrali della teologia di Giovanni, come la parabola della vite e dei tralci, in cui Gesù esorta a rimanere nel suo amore, ci concentreremo sui versetti nei quali viene presentato il discorso di Gesù sullo Spirito Santo. Per comprenderlo meglio, partiremo da una prospettiva che li collega dando loro senso e coerenza: quella della «rivelazione». Che cosa ci rivela Gesù sullo Spirito Santo in questi versetti?
Un dono permanente
«Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito perché rimanga con voi per sempre» (Gv 14,15-16).
Un’attenta lettura ci fa scoprire che in Gv 14,15-26 c’è una prospettiva trinitaria: si parla del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. La prima cosa che colpisce è il nome che Gesù stesso dà allo Spirito Santo: «Paraclito». Questo termine è usato solo nel «discorso di addio» nel Vangelo di Giovanni, e nella Prima lettera di Giovanni, dove Gesù è riconosciuto come nostro intercessore presso il Padre (cfr 1 Gv 2,1). Secondo il testo, si tratta di un dono che il Padre concede ai discepoli grazie all’intercessione di Gesù. In realtà, nel Nuovo Testamento lo Spirito Santo viene spesso definito come un «dono». Ad esempio, in At 2,38: «E Pietro disse loro: “Convertitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per il perdono
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