
Se il 2024 è stato un anno fondamentale per le elezioni in tutto il mondo, le elezioni federali canadesi dell’aprile 2025, pur in ritardo di qualche mese, non sono state da meno[1]. Il Partito liberale, guidato dal primo ministro Mark Carney, ha sconfitto il Partito conservatore, ottenendo il controllo del Parlamento canadese e conquistando il diritto a formare un governo di minoranza. La vittoria canadese, pur non rivolgendosi esplicitamente contro chi era al potere in quella nazione, come invece hanno fatto molte tornate elettorali del 2024, è stata comunque, in una certa misura, una vittoria contro un leader in carica, anche se di un altro Paese.
Lo scontro finale tra liberali e conservatori è stato serrato e, a conti fatti, ha rappresentato un ritorno significativo per i liberali, che solo pochi mesi prima sembravano avviati verso la sconfitta a causa del calo di popolarità di Justin Trudeau. Nel frattempo, però, sono accaduti due fatti importanti: Trudeau si è fatto da parte a favore di Carney, e il presidente statunitense Donald J. Trump ha dato inizio a una guerra commerciale con il Canada. La vittoria elettorale è stata quindi ampiamente interpretata come un mandato affidato al governo liberale affinché si mostri determinato nel conflitto con Trump, come ha lasciato intendere lo stesso Carney nel suo discorso la sera delle elezioni: «Abbiamo superato lo shock del tradimento americano, ma non dovremo mai dimenticare la lezione. Dobbiamo badare a noi stessi. E soprattutto dobbiamo prenderci cura gli uni degli altri»[2].
I risultati elettorali
Gli scrutini del 28 aprile hanno portato alla quarta vittoria elettorale consecutiva del Partito liberale, dopo quelle del 2015, 2019 e 2021, e la prima sotto la guida di Carney. I liberali hanno conquistato 169 seggi, 17 in più rispetto al 2021, ma sono appena al di sotto della soglia di maggioranza, fissata a 172 seggi su un totale di 343 nella Camera. Dovranno quindi formare un governo di minoranza. Come ha dichiarato a La Civiltà Cattolica Jack Cunningham, docente e ricercatore del Trinity College e della Munk School of Global Affairs and Public Policy dell’Università di Toronto, la collaborazione con un terzo partito potrebbe rappresentare una sfida per l’agenda liberale: «Il fatto che i liberali si troveranno a dipendere dai partiti minori per approvare le leggi significa non solo che il processo sarà più lungo, ma che la negoziazione delle concessioni necessarie potrebbe spingere il governo a sinistra,
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