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Il Disegno di legge sulla «Buona scuola», approvato dalla Camera dei Deputati il 9 luglio scorso, assegna alla scuola 3 miliardi di investimenti, prevede l’assunzione di 102.700 insegnanti precari e affida nuovi poteri ai presidi. La tensione rimane alta sia tra le parti sociali e le forze politiche di minoranza sia tra i deputati di maggioranza, che hanno dovuto subire un testo blindato sul quale non è stato possibile porre emendamenti o discuterlo in Aula. Il presidente Renzi, avocando a sé la riforma, ha privilegiato la dimensione politico-organizzativa su quella didattica e pedagogica. La riforma — nella quale mancano anche interventi contro la dispersione scolastica e le disuguaglianze — va considerata come una buona manutenzione ordinaria dell’autonomia scolastica, che può essere migliorata con i decreti attuativi.