«Abbiamo imparato – senza imparare, semplicemente stando in questa città e vivendo questa vita – che le cose a portata di mano non erano tutto ciò che c’era. Che c’erano altri mondi che si affacciavano sulla terra su cui camminavamo e nel cielo dove le nuvole attraversavano indisturbate entrambi i lati della città, a est e a ovest. Quando ero bambina, uno spazio vuoto non mi sembrava la prova di una mancanza, era uno spazio che gli adulti avevano abbandonato o proibito, e quindi ora, almeno nella mia immaginazione, apparteneva interamente a me»[1].
Così scrive Jenny Erpenbeck, una delle voci più interessanti della letteratura tedesca contemporanea. Nata a Berlino Est nel 1967, figlia e nipote di intellettuali, di autori e registi teatrali[2], la scrittrice si è formata nel tempo della «guerra fredda» e in quella parte del territorio tedesco che fino al 3 ottobre del 1990 sulle cartine del mondo era chiamata «Repubblica Democratica Tedesca» (DDR) e apparteneva al blocco dei Paesi satelliti dell’Unione Sovietica.
Dopo aver completato la sua formazione superiore e universitaria nell’ambito del mondo teatrale secondo le tradizioni familiari, Jenny inizia a lavorare come produttrice e regista. A partire dalla fine degli anni Novanta del secolo scorso, e poi in misura crescente, si dedica alla scrittura di testi in prosa e narrativa, divenendo via via più nota, sino a raggiungere fama internazionale, vincendo l’Independent Foreign Fiction Prize, nel 2015, con E non è subito sera; il Premio Strega Internazionale, nel 2017, con il romanzo Voci del verbo andare; e l’International Booker Prize, nel 2024, con Kairos, primo romanzo scritto in lingua tedesca a vincere questo prestigioso premio[3].
A partire dal primo romanzo, Storia della bambina che volle fermare il tempo, del 1999, la sua scrittura acquista sicurezza e varietà di toni, profondità di sguardo e capacità di cogliere le contraddizioni e le ferite della storia tedesca contemporanea, fino al più recente Kairos[4].
«Storia della bambina che volle fermare il tempo» e «Il libro delle parole»
Scrittrice impegnata e sensibile, Erpenbeck nei suoi romanzi affronta i grandi temi della storia e della politica contemporanee. Nel primo romanzo, Storia della bambina che volle fermare il tempo, racconta la storia di una ragazza quattordicenne che viene trovata di notte per strada senza memoria, con un secchio vuoto in mano. Portata in un orfanotrofio, inizia a frequentare la scuola, chiusa in sé stessa dal feroce intento di rendersi
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