
Memoria viva del popolo cristiano
Il Concilio di Nicea, di cui celebriamo quest’anno il 1700° anniversario (325-2025), occupa un posto unico nella memoria viva del popolo cristiano. È stato il primo Concilio «ecumenico», nel senso antico della parola (οἰκουμένη, «il mondo abitato»), dal momento che, convocato dall’imperatore Costantino, i suoi partecipanti provenivano da molte regioni del mondo, specialmente dalla parte orientale dell’impero romano. Nonostante una storia di ricezione lunga, complessa e travagliata, esso è anche pressappoco l’unico Concilio riconosciuto finora da quasi tutte le confessioni cristiane. Dalle sue assise, anche se non ex nihilo, è sorto il Simbolo di fede che, ampliato dalle modifiche che il Concilio di Calcedonia (451) ha apportato al Concilio di Costantinopoli I (381), unisce nella confessione e nella preghiera, da secoli, la maggior parte dei battezzati. La confessione di fede nicena, che all’inizio suscitò tante resistenze e produsse tante divisioni, emerge oggi come un trait d’union ecumenico (nel senso odierno della parola) che nessuno scisma o eresia posteriore ha potuto infrangere. In alcune tradizioni orientali, il «grande e santo Concilio di Nicea» è persino commemorato nel calendario liturgico.
Nella tradizione cattolica, sia latina sia orientale, ogni fedele recita o canta solitamente il Simbolo niceno-costantinopolitano durante l’Eucaristia domenicale e in occasione delle solennità. Nel contesto della liturgia battesimale ed eucaristica, come durante la solenne Veglia pasquale, il cuore di tanti credenti, all’unisono con il «noi» ecclesiale, confessa e loda l’unico Dio Padre, Figlio e Spirito, ne celebra l’opera creatrice e salvatrice, proclama la speranza escatologica attraverso le parole offerte da questo Simbolo.
Approccio storico degli studiosi
Quest’anno si susseguono in tutto il mondo innumerevoli congressi scientifici dedicati alla celebrazione del Concilio di Nicea. I partecipanti, provenienti da diverse discipline, dalle varie denominazioni cristiane e da Paesi più numerosi di quelli dei padri niceni, hanno privilegiato un triplice approccio – storico-critico, storico-politico e storico-teologico – e abbozzato le linee di un possibile nuovo consenso storiografico.
Basandosi su nuove e importanti pubblicazioni, gli studiosi hanno innanzitutto proseguito il rinnovamento dello studio storico-critico delle fonti, pervenute a noi attraverso una trasmissione spesso indiretta.
Gli esperti hanno inoltre esplorato la dimensione storico-politica del Concilio, riesaminando il ruolo dell’imperatore Costantino nello svolgimento e nella prima ricezione del Concilio; indagando poi quello dei suoi successori nei dibattiti posteriori, fino a Teodosio, il quale, al tempo del I Concilio di Costantinopoli (381), sancisce la vittoria definitiva delle tesi del Concilio di Nicea.
Gli specialisti hanno infine dato notevole spazio alla
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