Il presidente Donald Trump è stato eletto un anno fa e si avvicina al compimento del primo anno del suo secondo mandato. Come sono stati i primi mesi della sua amministrazione? Quando, nel discorso pronunciato davanti al Congresso nel marzo 2025, ha descritto le prime sei settimane in carica come «azione rapida e incessante», stava in realtà anticipando i mesi successivi con un’esattezza forse ignota persino a lui stesso[1]. I primi mesi del secondo mandato sono stati caratterizzati da un’intensa attività: una raffica di ordini esecutivi, un’azione militare in Iran, dazi e guerre commerciali.
Anche con il blocco delle attività amministrative (government shutdown) negli Stati Uniti, questa accelerazione del ritmo riflette il tempo avuto a disposizione dall’amministrazione Trump per prepararsi tra il primo e il secondo mandato. Ma, più in profondità, esprime la determinazione del Presidente e di molti suoi consiglieri a trasformare il Partito Repubblicano (Grand Old Party, GOP): non più soggetto ai vincoli del proprio establishment o delle convenzioni, come ritengono sia avvenuto durante il primo mandato, bensì orientato a realizzare le politiche volute da Trump, ad ampliare i poteri del Presidente e, in ultima istanza, a consolidare i cambiamenti da lui introdotti nel GOP e nella politica americana.
Questa energia rafforza la tesi di quegli osservatori secondo i quali Trump ha acquisito un nuovo senso della missione dopo il fallito attentato alla propria vita subìto a Butler, in Pennsylvania. Egli è, più di ogni altro presidente recente, il tribuno del popolo: afferma di rappresentarne i bisogni, i desideri e soprattutto le emozioni in un modo che nessun altro eletto è in grado di fare. In quest’«era dei sentimenti», è lui il principale interprete del sentire collettivo[2].
Nel breve periodo, il Presidente e la sua amministrazione dovranno governare affrontando le persistenti difficoltà economiche e politiche, comprese le incertezze generate dai dazi. Sul lungo periodo, è troppo presto per dire se i cambiamenti da lui apportati al Partito Repubblicano e alla vita politica statunitense siano destinati a durare. Ma molte delle tendenze strutturali – in particolare, la concentrazione del potere nella presidenza e l’indebolimento del Congresso – continueranno con ogni probabilità inalterate. Nel frattempo, molti cattolici americani stanno cercando di rispondere alla sfida di un nuovo assetto politico che spesso mette alla prova l’unità dei fedeli.
Politica interna: l’agenda del secondo mandato
«Il trumpismo è una postura culturale anti-sinistra e anti-élite. Non è un programma politico», scriveva Ryan Streeter nel
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