
La domanda del secolo probabilmente è quella sullo sviluppo dell’intelligenza artificiale (IA): essa verrà programmata per affiancare, appoggiare e potenziare l’uomo o per sostituirlo? E la Chiesa può avere voce in capitolo in questo ambito? La «Nota» Antiqua et nova (AN), pubblicata congiuntamente dal Dicastero per la dottrina della fede e dal Dicastero per la cultura e l’educazione il 28 gennaio 2025, previa approvazione di papa Francesco, prende posizione sulle domande sopra formulate. Inoltre, fornisce un’analisi completa e informata dell’ampio spettro di questioni etiche riguardanti l’intelligenza artificiale e il suo rapporto con l’intelligenza umana[1].
Il documento, relativamente voluminoso – con 117 paragrafi e 215 note a piè di pagina –, è ben lontano dall’essere un semplice «libro apologetico». Gli standard di questo genere letterario di solito sono già molto elevati, ma Antiqua et nova anche in questo campo fa il punto, con grande finezza, sulle sfide e sulle opportunità dell’IA, per quanto possano essere prevedibili dalla nostra prospettiva. Il suo approccio transdisciplinare fornisce una lettura scientificamente informata e, al tempo stesso, autenticamente teologica di questo fenomeno tecnologico contemporaneo, integrandolo nell’insegnamento sociale della Chiesa. Il suo messaggio fondamentale è duplice: da un lato, l’intelligenza umana è, in linea di principio, irriducibile all’IA (cfr AN 7-12; 30-35); dall’altro, il suo sviluppo morale deve essere guidato dalla dignità umana e dalla promozione del bene comune (cfr AN 48; 50; 106; 42; 43; 110). Il documento è realistico, ma anche pieno di speranza, perché afferma che l’IA «può essere messa a servizio dell’umanità e contribuire al bene comune» (AN 106; cfr 110).
La «Nota» si basa essenzialmente sulla dottrina morale e sociale della Chiesa e sulle precedenti dichiarazioni di papa Francesco sull’argomento. Si compone di sei parti, organicamente connesse tra loro: dopo una breve «Introduzione» (I), chiarisce «che cos’è l’intelligenza artificiale» (II); quindi analizza «il concetto di intelligenza nella tradizione filosofica e teologica» (III); considera «il ruolo dell’etica nel guidare lo sviluppo e l’uso dell’IA» (IV); e, nella sezione più ampia, tratta in modo abbastanza dettagliato «alcune questioni specifiche» (V); e si conclude con alcune «riflessioni finali» (VI).
In questo articolo cercheremo di presentare, senza pretendere di essere esaustivi, le idee più importanti del documento dal punto di vista filosofico-teologico, facendo riferimento in particolare agli elementi nuovi.
Il nome «fuorviante» dell’IA e la confutazione di un certo «tecno-ottimismo»
Nella vita ordinaria, siamo ormai abituati a usare un linguaggio antropomorfico, simile a quello umano, quando parliamo della cosiddetta
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