
Fiorenza Calogero, sotto la guida esperta e attenta di Marcello Vitale, alla chitarra battente e agli arrangiamenti, pubblica un album intitolato Vico Viviani (MigrazioniSonore/SoundFly, 2024). È un omaggio a Raffaele Viviani (1888-1950), attore e commediografo, che seppe dare vita a personaggi tratti dalla vita popolare partenopea. Nel 1917 rappresentò «’O vico», una commedia che lo portò al successo, con personaggi come il ciabattino, lo spazzino, i venditori ambulanti, gli stessi che nella sua infanzia di povertà vide aggirarsi tra i tanti vicoli, tra miseria e la speranza che un colpo di fortuna potesse finalmente cambiare le sorti dell’esistenza.
E così Fiorenza Calogero, stupenda voce e interprete della canzone napoletana, anche lei nata come Viviani a Castellammare di Stabia, mette in canto e musica le parole del concittadino, ripercorrendo i testi poetici di alcune sue opere. Molti generi si intrecciano e si confondono: si incontrano l’accompagnamento al pianoforte dall’andamento sospeso dell’introduzione di «Comme a fronna», il ritmo incalzante di chitarra battente e tamorra di «Zingari» e di «Si vide all’animale», o il ritmo gipsy di «Prezzetella ’a capera», fino alla delicatissima «Bammenella»… Ma tutti questi generi sono sempre suonati e cantati con quegli accenti e colori tipicamente napoletani che rendono uniforme e poetica la musica.
Viviani, attraverso i suoi personaggi, non si è mai limitato a descrivere una situazione unicamente locale, ma ha voluto, come Fiorenza in tutto l’album, sottolineare situazioni che sono universali: così «Zingari» pone in evidenza la situazione rom nelle periferie degradate urbane, o in «Si vide all’animale» si canta la brutalità della violenza, che parte dal mondo istintivo della natura – O cane, cu nu strillo, vò muzzeca’ o muscillo, / ca afferra ‘o suricillo («Il cane che abbaiando vuole mordere il gattino, / che afferra il topolino») – e si trasferisce con ben più violenza tra gli uomini per volere dei potenti: So’ ’e putiente, malamente, / ca cchiù ’a vorza hann’a ’ngrassa’, / senz’ave’ pietà! («Sono i potenti, i “malamente” / che di più la borsa devono ingrassare / senza avere pietà!»).
Calogero, con i suoi musicisti, reca un messaggio di attenzione verso la realtà; partendo da lontano, amalgamando tradizione e contemporaneità, mostra come la musica possa essere ancora portatrice di valori e di giustizia in un mondo che potrebbe e dovrebbe essere migliore.