Un mondo a parte (Italia, 2024) è una commedia di Riccardo Milani, che riprende il tema della scuola dopo l’esordio Auguri professore (Italia, 1997), con due attori eclettici e poliedrici come Antonio Albanese e Virginia Raffaele. La trama ha come centro la possibile chiusura di una scuola di Rupe, un paesino nel cuore del Parco nazionale d’Abruzzo, ormai senza più nascite e con il timore che tutto, a poco a poco, sparisca nel nulla.
Michele Cortese (Antonio Albanese) è un maestro che chiede un’assegnazione provvisoria fuori Roma, perché stanco della città e della fatica di insegnare a ragazzini supertecnologici, ma ormai privi di qualsiasi norma educativa. La speranza è di essere trasferito in un luogo a contatto con la natura, dove la tecnologia non si sia ancora imposta troppo nella società. Ma l’aspetto ideale di una natura incontaminata verrà ben presto disatteso da una realtà dura, a cui egli non è abituato. Il freddo rigido, una scuola composta da un’unica classe di soli sette bambini di differenti età e una cultura montanara saranno il nuovo contesto. Farà da guida, in questo girone glaciale, la vicepreside Agnese (Virginia Raffaele). Entrambi cominciano a lottare per non far chiudere la scuola, sia per l’esiguo numero di bambini sia per il volere anche politico che mira a chiudere la scuola per favorire un nuovo centro commerciale vicino.
Nella sua articolata trama, tante sono le questioni che si aprono: le guerre vicine (Russia e Ucraina), che provocano un esodo di rifugiati; gli immigrati che già si trovano in Italia, ma con nessun tipo di integrazione; il desiderio di fuga di chi vede il proprio paese svuotarsi ogni anno. La scuola diventa il simbolo vitale di una società che non può permettersi di lasciarsi sopraffare dai numeri e dai calcoli utilitaristici. Tutte queste tematiche presenti nella commedia, proprio per la scelta del genere cinematografico, non possono essere affrontate in maniera profonda ed esauriente: vengono proposte, e spetterà allo spettatore provare a pensare quanto questi dardi lanciati siano importanti e richiedano un personale discernimento e approfondimento.
Un’ultima nota: dai titoli di coda viene mostrato come quasi tutti gli attori siano non professionisti, ma abitanti dei paesini abruzzesi, come a voler significare quanto il cinema non solo racconti una storia, ma si faccia storia, reale, presente e attuale, e come essa venga offerta allo spettatore perché possa essere custodita e difesa.