Nel 2019, pubblicato dalla casa discografica laPOP/Freecom, il terzo album Un altro equilibrio segna il ritorno sulla scena cantautorale italiana di Alessandro Sipolo. Classe 1986, Sipolo esordisce con Eppur bisogna andare, un concept album che convoglia ed esprime in un prodotto musicale agile e impegnato riflessioni e suggestioni sul tema delle migrazioni e della resilienza.
In Un altro equilibrio, il cui titolo già annuncia la svolta verso la ricerca di una cifra più personale, Sipolo sceglie di collocarsi oltre le ideologie e di rinunciare tanto alle categorie dello spirito quanto a soluzioni di denuncia sociale, mostrando di restare fedele all’andamento nomadico e imprevedibile del proprio sguardo che segue l’umano nei suoi infiniti tornanti. L’ultimo album sembra abbandonare l’ombra della protesta o della critica delle prime ballate per aprirsi a una personalissima costellazione in cui i testi descrivono un piccolo epos del contemporaneo, nel quale figure mitologiche e fatti di cronaca si sovrappongono fino a creare un limbo narrativo in cui restano soltanto la poesia e la voce dell’autore a condurre l’ascoltatore in un’esplorazione di quell’anima del mondo che sono le periferie, i teatri di guerra, le sfide esistenziali.
Nel brano «Sisifo», ad esempio, la dilatazione del suono e delle parole esplode in un concentrato di leggerezza e speranza che diventa apertura e ricerca di un nuovo baricentro di senso. In «Sisifo» la fatica di vivere e l’orizzonte irraggiungibile dell’utopia si risolvono nella felice visione di un altrove già presente nelle cerniere della realtà: «Si sta quasi bene / tra l’ansia di cedere / e il gusto di precipitare / insieme». Il senso cercato è esattamente l’altro equilibrio rappresentato in copertina dall’uomo a testa in giù – nella realtà, il padre del cantautore da giovane – e dall’instabile verità del punto prospettico: «Ma è tutto ciò che resta / è tutto ciò che abbiamo / se non ha senso il viaggio / ci basti il panorama.
Nella malinconia scanzonata della voce di Sipolo, e nella sua calda e delicata profondità, l’ascoltatore può davvero trovare la chiave per accedere all’origine più intima di un viaggio musicale che vuol essere una rappresentazione innamorata del mondo: «E non c’è un perché / ma m’innamora il mondo / molto più di te» («M’innamora il mondo»).