
Nel 2022 è apparso un album che dà voce, in lingua napoletana, a sentimenti e speranze delle periferie, Sotto chi tene core. Il titolo, alla lettera in napoletano, significa: «Si faccia avanti chi ha cuore, chi ha coraggio». Dal 2013, anno di nascita della formazione, La Maschera, grazie anche alla passione sociale del frontman Roberto Colella, è impegnata in una ricerca tematica, oltre che musicale, che prende le mosse dal basso e dal territorio.
Popolare, perciò, non è solo la scelta linguistica e delle sonorità folk e world music, ma anche lo sguardo cantautorale, che coglie nella realtà la presenza libera e talvolta rivoluzionaria di individui e soprattutto di piccole comunità, protagoniste di esperienze di risveglio delle coscienze in contesti urbani difficili.
Il progetto è un concept album che ruota intorno alla storia vera di Mirella La Magna e Felice Pignataro, una coppia – lei insegnante, lui pittore – che ha deciso di fare dell’amore non solo un sentimento o un progetto di vita, ma una vera e propria vocazione alla resistenza culturale di quartiere e di collettività. Mirella e Felice, dal 1981, sono stati ideatori dell’associazione culturale Gridas (Gruppo Risveglio dal Sonno), della Controscuola e del Carnevale di Scampia, esperimenti di promozione e di riscatto sociale con l’aiuto dell’arte, della bellezza e della cultura.
A rappresentare l’urlo di coraggio che si alza dagli ultimi e che indica quasi una coralità umana, troviamo percussioni, tromba e chitarra, atmosfere vivaci piene di luce e di allegria, che traspongono in suono le tonalità brillanti che Pignataro usava nelle sue opere. Con un gioco di parole, che nel titolo del brano unisce i due nomi, alludendo, con il secondo, allo stato d’animo oltre che alla persona del marito, Colella ha voluto affidare al Felice della canzone un messaggio di amore personale diventato universale, pieno di colore e di dignità, gli stessi ingredienti dei suoi indimenticati murales: «Crideme / Vulesse vencere ’a guerra cu’ te / Miré tenive ragione / Simme ’a speranza e dimane / Nuje, nuje figli ’e ’na rivoluzione / Ma senza ’e te nun sapesse che fa».
Sotto chi tene core, nell’insieme, è un grido corale e liberatorio che vuole chiamare tutti gli uomini e le donne di buona volontà che non hanno voce: «Sotto chi tene core! / Pe’ chi voce nun tene / Sotto chi tene core! / Pe’ chi nun ha mai avuto bene / Sotto chi tene core!».