
Sciusten Feste n. 1965 (La Cupa, 2024) è il nuovo album del cantautore Vinicio Capossela, che comprende inattese riletture di brani natalizi che seguono l’eclettismo e la profondità tipici del cantante.
Come afferma l’artista stesso: «Sono canzoni che danno spazio all’anima della festa, ai trambusti, agli abbracci, alle lacrime, alle redenzioni, alle rivoluzioni, alle ribellioni, ai trabocchi e agli sgambetti della stagione in cui si sospende il tempo dell’utile».
L’album, in un caleidoscopio di sonorità e generi musicali, si apre con un’intensa preghiera, Abide with me («Sopporta con me»), che sembra il prosieguo di un altro celebre brano, sempre del cantautore, intitolato «Il povero Cristo». Se infatti questo brano si concludeva con la constatazione di una impossibilità di vivere il precetto evangelico dell’amore: Il povero Cristo / È tornato sulla croce / Con il dono che / A tutti qui ha portato / La buona novella dove per scritto è messo / Ama il prossimo tuo come fosse te stesso / Ma troppo era difficile forse anche oltre l’umano / Così si è ritirato, all’uomo ha rinunciato, ora in Abide with me è presente una richiesta al Signore di empatia, rispetto al dolore del mondo: Sopporta con me, mio Signore / Per ogni evenienza, sopporta con me / Sopporta con me, gli eventi precipitano / Le tenebre sprofondano / Signore con me, sopporta tutto questo / Dove l’aiuto degli altri fallisce / Quando non basta più e il conforto svanisce / Aiuto dei sensi, aiuto / Sopporta con me, soprattutto la sera.
La notte dell’anima, così vicina a molti mistici, esce dalle corde vocali del cantautore, si fa suono, parola struggente, richiesta insondabile, colma di desiderio ma anche di polemica, quasi alla stregua di un rîb biblico, una lite. Infatti, nella strofa successiva, l’autore ironicamente dice: Non ti chiedo la carità / Né parole di conforto […] Non tenermi compagnia / Ma abbi il coraggio almeno una volta / Di sopportare con me.
La notte di Natale è, dunque, freddo di grotta, attesa insperata o disperata, ma con quel barlume esile di candela che scioglie i ghiacci dei cuori, come evoca il finale del brano: Brilla nella nebbia / E indicami il cielo trasparente / Il mattino irrompe in paradiso / E l’ombra inutile della terra sparisce / In vita e morte, Signore / Di questo davvero ti prego / In vita e in morte, Signore, / Sopporta con me.