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Abitare nella possibilità

«La Fortuna», di Valeria Parrella

Un viaggio letterario nella classicità

Claudio Zonta

6 Aprile 2024

Quaderno 4171

Ha il buon sapore di classicità il romanzo La Fortuna (Milano, Feltrinelli, 2022) di Valeria Parrella, scrittrice napoletana, ora nelle librerie anche con Piccoli miracoli e altri tradimenti. La sua prosa evocativa, descrittiva e passionale ha la capacità di «insegnare», ossia di lasciare un segno dentro i sogni e i desideri del giovane Lucio, nato a Pompei durante un terremoto del 62 d.C. e che parteciperà all’evento tragico e affascinante dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C.

La narrazione avventurosa descrive lo scorrere degli anni del giovane, in costante fuga dal destino ineluttabile delle Parche: innamorato del mare, dell’orizzonte infinito desidera a ogni costo un futuro lontano da quella carriera aristocratica e consolare propria della famiglia. E sembra proprio la mano nascosta tra le lettere di Parrella, la dea che con squisita sapienza e audacia confonde le carte in tavola, che conduce il protagonista tra mille vicissitudini a partecipare alla spedizione di Plinio il Vecchio proprio sulla nave ammiraglia verso una Pompei ormai avvolta dalle ceneri.

Nella sua apparente semplicità narrativa, il testo tuttavia si apre a una complessità di letture e interpretazioni; e così possiamo accedere a esso attraverso il senso del mare che attrae costantemente Lucio, o mediante il desiderio di un viaggio che rompe il determinismo della vita; oppure considerando il senso profondo della scuola e del sapere, rappresentati dalle lezioni di retorica del celebre Quintiliano, o il valore di trovare un maestro di vita che sappia indicare il senso del mondo, come Plinio il Vecchio; oppure amando il senso della poesia, impersonata da Marziale, o la relazione con Aulo, o il senso del limite che Lucio sente continuamente su di sé, vedendo solo da un occhio unico… Raccontai tutto al sacerdote che […] mi chiese perché avessi un occhio storto. «Perché non ci vedo». «Ah, è il lato notturno della vita, è una grande ricchezza poterli avere sempre presenti sul volto assieme». «A me sembra un guaio». «No, perché tutti li abbiamo fin dalla nascita, il giorno e la notte, la parte sana e la parte malata. Per comodità ci occupiamo solo di quella sana, ma poi arriva sempre il momento in cui dobbiamo dar conto pure dell’altra. Tu lo sai già, e questo è come se ti facesse vedere di più, non di meno come credi».

Infine si arriva all’eruzione del Vesuvio, che travolge tutto, in quel senso del tragico che porta con sé la sofferenza di essere inermi davanti all’impetuosità della natura o degli dèi. Parrella ci porta sul limite, ma con la dolcezza e la passione di chi ha saputo immergersi e creare una storia antica che svela le tante strade non tracciate che si possono percorrere nella vita.

«La Fortuna», di Valeria Parrella

Claudio Zonta

Scrittore de La Civiltà Cattolica.

6 Aprile 2024

Quaderno 4171

  • Anno 2024
  • Volume II

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