In preparazione al Giubileo, dal 13 maggio 2024 al 25 giugno 2024 presso la chiesa di San Marcello al Corso a Roma, è stata esposta l’opera di Salvador Dalí intitolata «Il Cristo di San Giovanni della Croce» (detto anche «Il Cristo di Port Lligat»), realizzata nel 1951 e in prestito dal Kelvingrove Art Gallery and Museum di Glasgow. Questa opera è il risultato di un periodo complesso per l’artista spagnolo, esponente del surrealismo e cubismo. Da un lato, la conoscenza di san Giovanni della Croce e di santa Teresa d’Avila lo portano a una mistica dell’estasi, «esplosiva, supersonica […], perché è la fioritura estetica della massima gioia paradisiaca che un essere umano possa godere sulla Terra»; dall’altro, rivive anche il drammatico senso di terrore provocato nel pittore dall’esplosione della bomba atomica. Tali aspetti vengono sintetizzati in quest’opera singolare, che vede il sacrificio di Cristo sulla croce sul mondo – con una prospettiva dall’alto – e per il mondo.
L’impianto prospettico riprende il disegno che san Giovanni della Croce realizzò dopo un’estasi durante la quale vide il Crocifisso, quasi dal punto di vista di Dio, dall’alto. Per la prima volta infatti si può ammirare questo disegno-reliquia assieme al capolavoro di Dalí. L’artista prende in consegna questa idea e la rilegge con i suoi occhi. Le tenebre avvolgono il Crocifisso, ma non hanno la meglio, perché una forte luce, quasi di stampo caravaggesco, risplende sull’intero corpo di Cristo, composto, estatico, senza i segni della passione. Pare quasi che la croce stessa sostenga e delimiti tutte le tenebre affinché sul mondo possa brillare la luce.
Vediamo infatti, nella parte inferiore del quadro, i colori di un cielo celeste appena adombrato da nubi e il lago azzurro di Port Lligat con le rocce di Cap de Creus, ma che diventa anche il lago di Galilea per la presenza di una barca ormeggiata e dei pescatori accanto. Tutto inizia dalla Galilea, ma Cristo non smette di stare sul mondo, fino alla contemporaneità. L’opera della creazione da parte di Dio, raccontata nel libro della Genesi, continua con la separazione ancora della luce dalle tenebre, del cielo dalla terra, e la ruah, il vento, continua a spirare e a dare vita al cosmo. Contemplando il quadro dalle forti coloriture, possiamo entrare in questa dinamica eterna, nella quale le tenebre cercano di entrare nel mondo, ma una luce forte e calda continua, attraverso il mistero mai del tutto compreso di una croce, a illuminare il cuore dell’uomo.