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Abitare nella possibilità

I «Nodi» dei Mesudì

Claudio Zonta

7 Ottobre 2023

Quaderno 4159

Le percussioni di Simone Pulvano s’intrecciano con le tre voci femminili di Elisa Surace, Claudia Ugenti e Francesca Flotta, formando il cuore dell’innovativo progetto musicale che prende il nome di Mesudì. Esso lega, con nodi stretti ma allo stesso tempo sottili, la musica tradizionale, il folk, fino al rap, tra il romanesco e il dialetto calabrese. Le trame armoniche e ritmiche hanno il sapore del Mediterraneo, di acqua salata, di orizzonti in cui si intravedono porti già di sapore orientale, ma anche di campagne assolate, aride, così come di città urbanizzate.

Sonorità arabeggianti portate da un vento sferzante si mescolano a tradizioni orali calabresi o siciliane o romane, come accade, ad esempio, nel brano «Matri a tocchi», che fa incontrare due canti della tradizione musicale italiana: «Matri c’aviti figghi alla badia», della siciliana Rosa Balistreri, e il romano «Alla renella / (A tocchi a tocchi)», nel tema che hanno in comune: il carcere come esperienza di separazione e di lontananza della persona amata.

Il brano «Anvaca» – che significa «inutilmente» – inizia, invece, con un ticchettio di orologio che si ascolta in sottofondo e che viene ripreso dalla voce quasi come un ipnotico mantra su cui si sviluppa un rap cantato, questa volta, dal percussionista Pulvano, che ha curato tutti gli arrangiamenti e la produzione dell’album. Il tempo continua nel suo inesorabile ticchettio, ma è un tempo che può essere vissuto in pienezza oppure sprecato nella sua conformità alle leggi di una società schiava dell’apparire, e così, liberi di essere schiavi di pollici blu, smorfia all’ingiù, faccetta all’insù, commenti frammenti che decidi tu. Quaggiù, la gente si snuda, si loda, s’imbroda, si trucca alla moda, ma: la faccia di marmo non suda!

Ogni canzone è un nodo che lega, stringe, ricordando come le parole non sono flatus vocis, ma portano con sé storie antiche e nuove, capaci di interrogare, far riflettere, emozionare, suggellate dal suono antico e arcaico delle percussioni che sottolineano e inchiodano il senso di un tempo che non può più essere sprecato: I nodi sò legami, sò ’mportanti. Sò come le vite dele genti, sò tracce scritte ’n questi canti sò storie ’n volo come i venti.

I «Nodi» dei Mesudì

Claudio Zonta

Scrittore de La Civiltà Cattolica.

7 Ottobre 2023

Quaderno 4159

  • Anno 2023
  • Volume IV

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