Usa colori acrilici piuttosto liquidi per facilitarne il movimento, mette in moto il dipinto per creare forme: è Silvère Jarrosson, artista francese, formatosi alla scuola di danza dell’Opéra di Parigi. In seguito a problemi di salute, egli si rende conto di non poter più ballare. Ma questa battuta d’arresto, a nemmeno vent’anni, si rivela l’inizio di un danzare nuovamente la vita, questa volta a ritmo di pittura.
Jarrosson dipinge, e a poco a poco il suo dipingere si impone come un modo «altro» di pensare la danza. In esso egli ritrova una serie di sensazioni e di ricordi sperimentati come ballerino: il movimento, la concentrazione, la musicalità. La pittura è fisica, focalizzata sul gesto e su una fluidità che è come quella del corpo di chi balla.
Insieme a Yon Costes, nel 2021 è protagonista di Corps en mouvement, presso la Cappella Saint-Louis dell’immenso ospedale Pitié-Salpêtrière di Parigi. L’opera fulcro dell’intera esposizione è l’installazione L.U.C.A., un cerchio ininterrotto di figure astratte – più di 24 metri di circonferenza – sospese sotto la cupola. Il titolo rinvia all’ipotesi scientifica, che affascina Jarrosson, di un antenato comune universale (Last Universal Common Ancestor), ossia del possibile organulo comune a tutti gli organismi viventi.
Secondo le parole del curatore della mostra, l’artista «propone di trasformare L.U.C.A. in un tema pittorico», e il tema è «la generazione della forma da parte della forma stessa come processo creativo in pittura». L.U.C.A., a cui sono seguiti cicli di generazioni, estinzioni e diversificazioni degli esseri viventi, «è l’incarnazione stessa della capacità della vita di adottare una diversità di forme che non smette di stupire il mondo scientifico e di sfidare il mondo spirituale».
«Sono i movimenti corporei di Jarrosson – commenta Vanessa Humphries – ad aver dato vita a una composizione che evoca simbolicamente la danza come origine del mondo, della vita e dei suoi infiniti cicli». Per chi ne fa esperienza, è come entrare all’interno di uno spazio misterioso e sorprendente, e muoversi sotto un anello fantasmagorico che levita al di sopra, come un richiamo. Un richiamo e un invito ad alzare lo sguardo, a lasciare che domande profonde riaffiorino, a sentirsi partecipi di questa danza originaria.