Attraverso le semplici e moderne vicissitudini di una famiglia giapponese, formata da Mimi, Kodachi, la madre e Isamu, in questo romanzo Ciotole di riso. Le strane storie di Fukiage 2 (Feltrinelli, 2023) Banana Yoshimoto, scrittrice giapponese, cerca di tracciare delle linee di pensiero che indagano sulle relazioni e sugli incontri che riescono a sbloccare e a rendere feconda l’esistenza.
Il cibo – questa volta un piatto preparato dalla mamma di Mimi, sempre con più attenzione, oyakodan – diventa una prelibatezza capace di sottolineare l’intensità del gusto per la vita, il desiderio di sentirne tutti i sapori: «Un altro strumento del destino, perché era chiaro che non poteva essere solo un caso, era stato dunque quel tavolo su cui mia madre faceva i suoi esperimenti, e intorno al quale tornavamo a sederci ogni giorno fino a diventare, in men che non si dica, una specie di famiglia».
La protagonista è Mimi, che racconta della propria ricerca esistenziale, quotidiana, con un lavoro in una gelateria, della sua relazione puramente fisica con Tsuzuki, un giovane artista, che però porterà inconsapevolmente a una presa di coscienza su di sé e sull’altro. Sono poche le relazioni di Mimi, anche apparentemente surreali, ma tutte portano con sé un senso da scoprire, un’esperienza da rileggere, una ferita che rivela. Vengono in mente i versi di una canzone di Leonard Cohen: «In ogni cosa c’è una crepa da dove entra la luce».
Così divengono costanti i dialoghi con il guardiano del cimitero, capace di comporre dei mazzi di fiori che rispecchiano qualche aspetto importante del defunto, oppure l’amicizia che nasce con Misuzu, la compagna del guardiano del cimitero, che è un’esorcista capace di entrare in corpi di defunti per prolungarne l’esistenza, per tentare di dare ancora un tempo alla vita perduta. Entrambi i personaggi, il guardiano e Misuzu, hanno a che fare con la morte e con il desiderio che la vita possa oltrepassare la morte stessa. Mimi interagisce con loro attraverso i dialoghi, gli scambi di opinione e i racconti sulle rispettive vite: «Le cose brutte succedono, è inevitabile. Però possiamo decidere se farne o no un dramma. Credo che il nostro incontro sia voluto dagli dèi. Il destino sfugge a ogni calcolo. Ci si incontra perché è necessario».