a cura di V. FANTUZZI
Velocità massima (Italia, 2000). Regista: DANIELE VICARI. Interpreti principali: V. Mastrandrea, C. Morroni, A. Barela.
Figlio di uno sfasciacarrozze, con il quale ha un pessimo rapporto, Claudio, 18 anni, vuol fare il meccanico. Stefano, 35 anni, lo assume come apprendista. Patito di automobili da corsa e titolare di un’officina male avviata, frutto di ingenti prestiti bancari incautamente contratti, Stefano ospita Claudio nel garage. L’officina è nei pressi di Ostia, in riva al mare. Colpito dalle capacità di Claudio, che ha un talento innato per la meccanica, Stefano decide di introdurlo nel mondo delle gare automobilistiche clandestine che si svolgono all’Eur attorno alla stele di Marconi.
Claudio è impressionato e divertito dal gran circo dei concorrenti e degli scommettitori; partecipa alla gara in cui Stefano, sfidando il suo rivale di sempre, Fischio, perde clamorosamente; rimane affascinato dalla bellezza di Giovanna, la ragazza di Fischio. Stanca di essere trascurata, Giovanna litiga con Fischio e lo molla. Nei giorni successivi, Claudio comincia a lavorare su una vecchia Ford impolverata, accantonata nel garage di Stefano, per trasformarla in un bolide da corsa. Nell’ennesima sfida con Fischio, Stefano, sull’automobile modificata da Claudio, riesce, se non a vincerlo, almeno a tenergli testa.
Claudio vede ripetutamente Giovanna, ragazza smaliziata, che accetta la corte del diciottenne ingenuo non tanto per convinzione quanto per inserire un elemento diverso nella sua movimentata vita sentimentale. Stefano comincia ad assumere nei confronti di Claudio un atteggiamento da fratello maggiore. La sua esperienza di scapolo stagionato lo autorizza a impartire lezioni su come ci si comporta con le donne. Giovanna intanto perde il lavoro, non può pagare l’affitto di casa, va a dormire in officina da Claudio. Stefano ha, nei confronti della ragazza, un atteggiamento di ostentata freddezza; ma un giorno, mentre Claudio è assente, abusa di lei. Stefano e Claudio lavorano alacremente attorno alla Ford, che migliora di giorno in giorno le sue prestazioni. I guai finanziari non consentono a Stefano di dormire sonni tranquilli. Per una serie di assegni emessi a vuoto, la banca pretende l’immediata copertura del debito. Progetta di vendere la Ford nonostante abbia promesso a Claudio di regalargliela. Giovanna nel frattempo se ne è andata senza che Claudio riesca a capire perché.
Attorno alla stele si prepara una gara importante che vedrà impegnate le auto più veloci. Sono in palio decine di milioni. È presente anche Giovanna, che è tornata a fare coppia con Fischio. Claudio le chiede spiegazioni. Lei lo fulmina con un’occhiata feroce e, accennando a Stefano, gli dice: «Vai in giro con quello come se niente fosse, anche se ha approfittato di me». Claudio, animato da un’ingenua fiducia nei confronti del genere umano, non aveva avuto la più pallida idea della torbita storia che si svolgeva alle sue spalle. Durante la gara, mentre aiuta Stefano, Claudio è tentato di provocarne la sconfitta; poi si riprende e, alla fine, il suo contributo risulta determinante per la vittoria. Intascato l’assegno, con il quale conta di tacitare la banca, Stefano può permettersi di regalare a Claudio la Ford come compenso per tutti i mesi in cui ha lavorato per lui. Durante la notte, mentre Stefano dorme, Claudio smonta l’automobile pezzo per pezzo. Svegliandosi al mattino, Stefano trova i singoli elementi meccanici disposti in bell’ordine sul piazzale dell’officina. Claudio è partito definitivamente.
Presentato in concorso alla 59° Mostra di Venezia, il film Velocità massima, del quale abbiamo narrato la trama, è il primo lungometraggio di un regista trentacinquenne, Daniele Vicari, già discepolo di Guido Aristarco, che si è fatto le ossa realizzando documentari in Betacam, tra i quali Sesso, marmitte e videogames (1999) che lo ha messo in contatto con il mondo notturno delle gare clandestine: ragazzi che durante il giorno conducono vite normali, mentre di notte si sfidano a velocità folli sulle strade che attraversano le grandi città. Il film non si attarda in compiacimenti estetici, ma aderisce con precisione alle cose di cui parla. Velocità, rischio, successo: è un trinomio che abbaglia le menti di molti. L’automobile intesa come feticcio: il perno attorno al quale gira l’attuale società dei consumi. L’insidia dell’illegalità, che aggiunge un brivido all’avventura della vita e, passando con facilità dalle gare clandestine all’uso disinvolto del denaro, giunge a inquinare i rapporti tra le persone. Claudio, dotato di straordinaria abilità nell’arte del tuning (manomissione dei motori), è lanciato verso l’affermazione di se stesso. Si ferma quando si accorge che, mentre egli trucca i motori delle automobili, qualcuno, a sua insaputa, sta truccando la sua vita.