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Presentiamo brevemente le caratteristiche e le qualità di due Messe musicate ed eseguite recentemente, in Vaticano e a Roma, in omaggio al ministero di Papa Francesco, e naturalmente a lui dedicate.
Si tratta della Missa Papae Francisci, composta da Ennio Morricone, anche per celebrare i 200 anni dalla rifondazione della Compagnia di Gesù, il 7 agosto 2014; e la Missa pro Terrae Humilibus, ideata dall’associazione internazionale Donne in Musica e nata dalla collaborazione di dieci compositrici argentine e italiane. I canti e le musiche sono destinati alla liturgia, come memoria e preghiera per le persone meno fortunate della Terra.
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Per Papa Francesco e la Compagnia di Gesù
Da molto tempo, la stessa moglie di Ennio Morricone, la signora Maria, era solita ripetere al marito che doveva decidersi a comporre una Messa. L’invito nel 2012 è stato ripetuto dal rettore della Chiesa del Gesù, p. Daniele Libanori, che pensava di festeggiare i 200 anni dalla ricostituzione della Compagnia di Gesù, che cadevano il 7 agosto 2014. Il maestro Morricone ha avuto ancora dei tentennamenti; poi il motivo più importante che lo ha fatto decidere è stato il collegamento con la colonna sonora del film Mission, che in qualche modo ricordava la soppressione dei gesuiti nel 1773, qualche anno dopo i fatti narrati nel film stesso. «Se in qualche maniera io ho partecipato al loro scioglimento, ora partecipo alla… ricorrenza della loro ricostituzione», ha spiegato il compositore in una delle interviste rilasciate per l’occasione. E così, con alcune interruzioni e una certa fatica, è nata la Missa Papae Francisci anno ducentesimo a Societate Iesu restituta per doppio coro e orchestra, che è stata eseguita in forma di concerto, a quasi un anno dalla data prevista, nella chiesa del Gesù di Roma, chiesa madre della Compagnia di Gesù, accanto all’altare di sant’Ignazio, dove si custodiscono le reliquie del Santo.
Il maestro Morricone stesso dirigeva i Cori e l’Orchestra (senza violini e viole, come prevede la partitura) della Roma Sinfonietta, suoi abituali collaboratori.
Benché questa di Morricone non sia la sua prima creazione di genere sacro e il maestro si muova assai bene tra stili musicali più disparati, la partitura si rivela una sorta di prova d’autore, la summa di un’arte che vuole spaziare dal gregoriano alla grande polifonia del Cinquecento (il doppio coro utilizzato dai due maestri Andrea e Giovanni Gabrieli nella basilica di San Marco a Venezia) fino alle pagine religiose di Igor Stravinskij (Sinfonia di Salmi) e di Goffredo Petrassi (Salmo IX, Noche Oscura), che è stato maestro di Morricone.
Nell’udienza che con la moglie ha avuto con Papa Francesco, Ennio Morricone ha tenuto a spiegare la simbologia della croce, ripetuta tre volte in omaggio alla Trinità, che costituisce l’essenza della breve Introduzione. Il braccio trasversale è composto da una sorta di sommessa fanfara degli strumenti a fiato, mentre l’asta centrale, proprio nel mezzo della pagina, è indicata dalla solennità accordale di tutti gli strumenti. Questa pagina introduttiva era stata composta originariamente per una Via Crucis, ed è accompagnata da un testo, bisbigliato dal coro come una preghiera. Secondo un’altra simbologia, cara ad alcuni compositori contemporanei, l’impossibilità di far intendere ciò che si vuol dire sta a invocare il dono di una nuova glossolalia, che potrebbe iniziare proprio dalla valorizzazione e dall’accoglienza della musica, che è di fatto uno dei linguaggi universali, come quello dei gesti o degli affetti.
Le altre sei parti di questa Missa sono introdotte quasi sempre dal suono dell’organo, poi accompagnato da un corno o altro strumento solista. Così inizia il Kyrie, che, partendo dall’evocazione del Dies irae, ci conduce man mano a situazioni sempre più drammatiche e solenni, come nel Christe eleison, grazie anche a una fanfara di ottoni che procedono, a volte, per accordi pieni. Morricone stesso percepisce il Kyrie come una preparazione al Gloria, che è in effetti un brano molto suggestivo e ben strutturato. Fin dall’esordio si intendono alcuni elementi tipici della Sinfonia di Salmi di Stravinskij, accorgimenti ed effetti strumentali pure avvertibili nel successivo, ampio Alleluia, la cui esultanza risulta comunque molto contenuta.
Queste caratteristiche contemplative, che tendono a creare un clima di musica da chiesa inserita nella più antica tradizione, si notano anche nel Sanctus e soprattutto dell’Agnus Dei, la pagina che ha subito catturato tutti favorevolmente, e ai più ha ricordato quelle maniere evidenti nella Missa in tempore belli di Haydn e perfino nella grandiosa Missa solemnis di Beethoven, dove si avvertono come in lontananza dei rumori di guerra, a sottolineare che non ci può essere vera pace finché i tumulti non vengano a cessare dentro e fuori il cuore degli uomini.
A conclusione, mettendo in musica anche l’Ad maiorem Dei gloriam, il motto per eccellenza di sant’Ignazio e della Compagnia di Gesù, Ennio Morricone dà sfogo alle sue attitudini più congeniali, celebrando, fin dall’intonazione del testo affidata a un tenore, le musiche del film Mission e citando il famoso coro «Vita nostra», inserito in una sorta di corale che raggiunge il clima dell’apoteosi.