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L’articolo esamina, a un secolo dallo scoppio della prima guerra mondiale, le motivazioni di ordine politico-militare ed economico-sociale che diedero origine alla conflagrazione globale. Essa coinvolse le maggiori potenze europee e mondiali in una guerra totale, che provocò la morte di 10 milioni di persone. Molti si chiedono se tale «inutile strage» potesse essere evitata: in passato si era parlato di «inevitabilità» della guerra; oggi, tra gli studiosi, guadagna terreno il topos della «improponibilità» o assurdità di un tale conflitto. Il fatto che non si vada più alla ricerca del colpevole, come si era fatto in passato, non significa che non esistano motivazioni di ordine storico e morale che l’abbiano resa possibile. Compito dello storico è non soltanto accertare criticamente i fatti, ma anche denunciare il comportamento dei responsabili, cioè delle grandi potenze e delle loro élites, che non fecero tutto il possibile per evitare e localizzare la guerra; anzi, molti la considerarono come una necessaria prova di forza nella competizione per il «dominio del potere mondiale».